Campagna elettorale

Elezioni regionali: due settimane al voto, ma nessuno se n'è accorto

L'interesse della gente è ai minimi storici. Eppure al Pirellone si decidono questioni importantissime, dalla sanità ai trasporti

Elezioni regionali: due settimane al voto, ma nessuno se n'è accorto
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di Wainer Preda

La campagna elettorale per le Regionali non decolla, anzi è fra le più scialbe di sempre. In questi giorni nei bar di Bergamo si parla (e si polemizza) di tutto: dalla Capitale della Cultura all’Atalanta, passando per le bollette. Ma del destino politico della Regione, che si deciderà fra due settimane, nessuno s’interessa.

Nessuno sembra curarsene. Nessuno si accapiglia, come accadeva un tempo, fra destra e sinistra. Anzi, in molti non sanno nemmeno che il 12 febbraio si andrà a votare.

Quasi fosse un oggetto estraneo, impalpabile, la Regione sembra distante anni luce dalla vita di ciascuno. Eppure da chi governerà in quei due enormi edifici di Milano (il Pirellone e Palazzo Lombardia) dipendono gran parte dei servizi che tutti i lombardi, bergamaschi compresi, utilizzano ogni giorno: dai trasporti, alla sanità pubblica.

Le sorti della Regione interessano giusto a un manipolo di accoliti. E non è una gran cosa quando la democrazia si riduce al coinvolgimento di pochi. I candidati stanno convocando riunioni e cene sul territorio. Ma raramente si va oltre la settantina di persone. E per giunta sempre le stesse facce, quando in realtà i voti che servono per andare al Pirellone sono migliaia. Non sarà facile chiederli ai bergamaschi, assuefatti alla politica e languidamente adagiati sui fatti loro.

Candidati poco combattivi

Le personalità dei contendenti, a dire il vero, non contribuiscono. La grandi passioni politiche erano altre. Quella per la Regione sembra una sfida fra dopolavoristi.

Da una parte Fontana, l’avvocato di Varese, educato, garbato, compìto e istituzionale, raramente sopra le righe. Dall’altra, Majorino, il radical chic del centro di Milano, professione europarlamentare e politico dalla erre moscia, che fatica, per correttezza, ad attaccare gli avversari. In mezzo, la signora della Milano bene, la Moratti, ricchissima, potente sui tavoli che contano, ma per niente empatica fra la gente comune.

Le loro strategie sono poco combattive. Lo testimoniano i video pubblicati online. Attilio Fontana si concede al massimo la “trasgressione” della cucina con polenta con le signore Gabriella e Cecilia o post nostalgici sulla nebbia milanese. Letizia Moratti bersaglia l’ex collega con il “graffiantissimo” Don Abbondio dei Promessi Sposi. Per poi improvvisare filmati acchiappa simpatia, con volteggi in stile balera.

Pierfrancesco Majorino è così “determinato” che nei cartelloni pubblicitari non si capisce a che partito appartenga. Mentre di Mara Ghidorzi, candidata di Unione Popolare, nulla possiamo dire se non che ci è sconosciuta.

Il cartellone propagandistico di Pierfrancesco Majorino
Il cartellone propagandistico di Pierfrancesco Majorino

Argomenti ritriti

Gli argomenti presentati in campagna elettorale, poi, sono triti e ritriti. Carichi di iperboli per quel che funziona o di catastrofismi per ciò che non va (...)

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