Elezioni Regionali, il dilemma del Pd sulla candidatura di Letizia Moratti
L'arrivo di Bertolaso puntella il centrodestra. Azione e i dem tentennano sull'ex vicepresidente della Regione. I tre scenari che complicano la corsa
di Wainer Preda
Il dado è tratto. Letizia Moratti si è dimessa dalla vicepresidenza di Regione Lombardia. Al suo posto, come assessore al Welfare, arriva Guido Bertolaso, ex numero uno della Protezione Civile.
L’impressione è che, con l’accelerazione delle ultime ore, le elezioni anticipate in Lombardia siano decisamente più vicine. Il presidente Attilio Fontana, dicono le indiscrezioni, potrebbe mandare la Regione alle urne già il 5 febbraio prossimo. Capitalizzando il vento favorevole al centrodestra, cercando di azzoppare il centrosinistra e ostacolando la rincorsa della rivale. Glielo consente la modifica della legge elettorale, passata in Commissione Affari istituzionali al Pirellone nei giorni scorsi. La norma stabilisce che sia il presidente della Regione, e non più il prefetto, a indire nuove elezioni. Entro trenta giorni prima della scadenza naturale e non oltre i sessanta successivi. In concreto, l’arco temporale per la urne in Lombardia diventa fra il 4 febbraio e il 6 maggio 2023.
La mossa di Berlusconi
È evidente che con la discesa in campo di Moratti, data ormai per sicura, Fontana ha tutto l’interesse a accorciare i tempi. Matteo Salvini, però, potrebbe scegliere di temporeggiare fino a marzo-aprile, per recuperare consensi per la Lega con la sua azione di governo. Ne capiremo qualcosa quando, chiusa la partita sui sottosegretari e viceministri (peraltro finita malissimo per la Bergamasca), il centrodestra ufficializzerà o meno la (ri)candidatura del presidente uscente.
Al momento, Fontana è il candidato di Salvini. La scelta di Silvio Berlusconi di schierare al suo fianco un personaggio del calibro di Bertolaso toglie ogni dubbio sull’unità del centrodestra in Regione. La mossa della Moratti, dunque, è stata attutita. Invece di indebolire Fontana e destabilizzare il centrodestra, con Bertolaso il centrodestra si mostra più compatto e coeso di prima.
Il vero nodo da sciogliere, a questo punto, è nel campo del centrosinistra. In pochi giorni dovrà arrivare una decisione, legata a filo doppio. Sul candidato presidente e sull’eventuale coalizione a suo sostegno.
Su Cottarelli “no” della Gelmini
Schematizzando, gli scenari al momento sono tre. Il primo vede la candidatura di Carlo Cottarelli. Se ne parla da mesi. L’economista ha cominciato a lavorare con il Terzo polo la primavera scorsa. Ha elaborato tutta la parte economica del programma di Azione. Sul suo nome era partita una convergenza con il Partito Democratico. I dem lo vedevano talmente bene che, alla caduta del governo Draghi, hanno deciso di “soffiarlo” agli azionisti, candidandolo alle Politiche. Cottarelli è stato eletto a Pavia con i voti del Pd. È evidente che ora il Partito Democratico gli chiederà qualcosa in cambio. Magari con una lista civica.
Sulla sua candidatura in Regione pesa, però, il giudizio negativo di Mariastella Gelmini. L’ex ministro degli Affari regionali - nominato nei giorni scorsi da Calenda vicesegretario di Azione e portavoce del partito (con più di un malumore dalle nostre parti) - non ha nessuna intenzione di consegnarsi al Pd in Lombardia, convinta com’è che (...)