L'intervista

Giorgio Gori, cioè Bergamo da Bruxelles: «Non si può pensare di fare a meno dell'Europa»

L’ex sindaco del capoluogo orobico, oggi deputato al Parlamento europeo, fa un bilancio di questo primo anno a Bruxelles e dei rapporti tra la sua città e l’Unione

Giorgio Gori, cioè Bergamo da Bruxelles: «Non si può pensare di fare a meno dell'Europa»
Pubblicato:

di Nicola Magni

Giorgio Gori, ex sindaco di Bergamo e oggi deputato al Parlamento europeo, in questa intervista riflette sul rapporto che unisce la nostra città all’Europa, intrecciando il racconto delle opportunità nate dall’anno da Capitale della Cultura a temi quali la coesione, la sostenibilità e le sfide geopolitiche che attraversano il continente.

Quali sono stati i risultati più significativi dell’anno della Capitale della Cultura e come quella esperienza ha rafforzato l’immagine di Bergamo?

«Per prima cosa, secondo me ha offerto alla città, a partire dagli anni di preparazione, un’occasione per poter guardare avanti: dopo il Covid, ciò che serviva era la possibilità di partecipare alla costruzione di qualcosa di positivo, che guardasse al futuro. Devo dire che questo risultato è stato raccolto, soprattutto nella collaborazione con Brescia, in una dimensione innovativa, che per certi versi ha offerto a bergamaschi e bresciani l’occasione di guadagnare una consapevolezza nuova rispetto a ciò che siamo e ciò che potremmo essere lavorando insieme. È servito anche a rilanciare un’immagine positiva della città a livello internazionale. Il numero i visitatori è molto cresciuto e i dati hanno evidenziato che non è stata una fiammata».

Quali sono oggi le principali opportunità che l’Unione europea offre alla città e alla provincia?

«Da qui passano molte delle decisioni che riguardano la vita dei Paesi, che si parli d’industria, d’innovazione, di energia, di commercio internazionale, di politiche migratorie... Stando a Bruxelles, fai, o cerchi di fare, anche gli interessi della tua città».

Qual è la percezione della nostra città?

«Bergamo ha guadagnato, suo malgrado, una forte riconoscibilità a causa del Covid. Tuttavia, ci sono almeno altre due ragioni che hanno contribuito a renderla identificabile anche a livello internazionale. La prima è il nostro aeroporto, che per molti viaggiatori rappresenta uno scalo naturale: efficiente, comodo e ben collegato. La seconda è l’Atalanta, alla quale molti colleghi al Parlamento mi associano non appena dico la mia provenienza. Per queste ragioni posso dire che la città gode di una certa riconoscibilità. Oggi, chi sente parlare di Bergamo ricorda il dolore del 2020, ma riconosce anche la forza con cui ha saputo reagire». (...)

Continua a leggere sul PrimaBergamo in edicola fino a giovedì 12 giugno, o in edizione digitale QUI

Commenti
Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali