Il Comune tranquillizza sulla "riforma" dei centri socio-culturali, ma per la Lega «è la loro morte»
I consiglieri comunali del Carroccio Luisa Pecce e Alberto Ribolla replicano alle parole degli assessori Nadia Ghisalberti e Giacomo Angeloni
Da un lato il Comune, che dice di potenziare la cultura nei quartieri e di rilancio, dall’altro la Lega che attacca e parla di morte dei centri socio-culturali. I consiglieri comunali leghisti Luisa Pecce e Alberto Ribolla tornano sul tema della riorganizzazione di questi spazi, replicando alle parole dette dagli assessori Nadia Ghisalberti e Giacomo Angeloni.
«Confermano le nostre più nere previsioni – evidenziano Pecce e Ribolla –. È la fine cruenta per i centri socio-culturali di cui si celebra il funerale in nome di un pasticciato spazio del territorio gestito dalle solite associazioni ed enti di quartiere».
A cadere, per primi, secondo i rappresentanti del Carroccio saranno gli operatori che attualmente vi lavorano, «definiti in modo molto riduttivo custodi che aprono e chiudono e al più fanno da consulenti sul patrimonio librario – commentano con amarezza -. È il benservito a lavoratori a tempo indeterminato da quasi vent’anni, che ora si trovano nella completa incertezza e con il rischio di essere soppiantati dai dipendenti di una nuova cooperativa o di dover accettare un contratto capestro temporaneo, del tutto improponibile e probabilmente impugnabile giuridicamente con successo».
I centri socio-culturali della città hanno riunito in un luogo accogliente decine e decine di persone grazie alle loro attività di socializzazione: corsi con le scuole e lezioni pomeridiane per bambini di lingua straniera, laboratori, letture, yoga, merende, spettacoli di teatro, conferenze di carattere storico-letterario e visite a musei. Ma anche collaborazioni con centri anziani, Avis, Uisp, oratori, o parrocchie
«Le parole degli assessori Angeloni e Ghisalberti che vogliono allargare l’esperienza culturale – aggiungono Luisa Pecce e Alberto Ribolla - annunciano che adesso avremo la grande novità di un animatore del quartiere indaffarato a mappare il territorio. Sommessamente ricordiamo che abbiamo già gli operatori di quartiere che coordinano associazioni e realtà, cercando di dar vita a queste famose reti sociali nate sei anni fa e che ancora non hanno una vera fisionomia».
L’opinione dei consiglieri leghisti è che si voglia aggiungere competenze, bensì risparmiare sulle spese del personale, consegnando i centri alle associazioni e alle reti spesso allineate con l’Amministrazione. Inoltre, con questa “riforma”, privati gestiranno uno spazio pubblico e gli spazi dovranno assumere oneri e responsabilità non di loro pertinenza.
«Si perde di qualità quando si toglie un operatore che offre garanzia di presenza, competenza, esperienza e attenzione al quartiere per affidare spazi, dotazioni e l’animazione culturale alle associazioni, con volontari che non danno garanzia di competenza, continuità e autorità – concludono Pecce e Ribolla -. Siamo molto rammaricati e assolutamente non convinti di fronte a questo attacco ideologico alla cultura, forse minimale, ma così importante perché capillare e popolare. Nel nostro ruolo di consiglieri daremo battaglia».