Il nuovo referente

Invernizzi, il nuovo "capo" della Lega: «In città non siamo stati in grado di contrastare Gori»

«Gli abbiamo permesso di ergersi come l’unico in grado di fare il sindaco, ma nel centrodestra ci sono persone e idee che gli elettori possono premiare»

Invernizzi, il nuovo "capo" della Lega: «In città non siamo stati in grado di contrastare Gori»
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di Wainer Preda

Di esperienza politica e amministrativa ne ha da vendere. Salvini lo ha scelto per riorganizzare il partito a Bergamo. Un compito che Cristian Invernizzi, deputato originario di Arcene e due volte segretario provinciale del Carroccio, ha già cominciato a delineare.

Invernizzi, che Lega ha trovato?

«In buona salute. Bergamo è sempre fra le prime province della Lega, sia in termini di amministrazioni comunali sia di militanza. Il fatto che la pandemia abbia coinciso con il cambiamento da “Lega Nord” a “Lega per Salvini premier” ha causato qualche problema organizzativo. Ma è chiaro che in Bergamasca partiamo da un terreno già più che fertile e arato, con un radicamento storico».

Come la organizzerà?

«Nei prossimi giorni faremo una serie di valutazioni. Non ci saranno più le otto circoscrizioni su cui storicamente la Lega è stata organizzata. Bisognerà snellire. Ci sarà una suddivisione della provincia in quattro parti. Ma non è ipotizzabile che fra sezioni e provinciale non esista un organo intermedio. Parliamo di tantissimi militanti, di oltre cento sezioni che necessitano comunque di un organo di questo tipo».

Punterà sulla Provincia o sulla città principalmente?

«Entrambe. Quando si fa politica non si punta a un solo obbiettivo, ma a tutti. Il problema della Provincia è l’elezione di secondo livello. Non è una consultazione tradizionale dove votano i cittadini e dove tutto sarebbe alla nostra portata. La questione, in questo caso, non è vincere, bensì vincere per fare qualcosa: parleremo con gli alleati e vedremo».

La Lega viene da due anni di commissariamento. Come si spiega?

«In realtà non c’era nulla da mettere a posto. Con il passaggio del segretario provinciale Belotti al parlamento, si è aperta una questione di incompatibilità fra il ruolo di organizzazione interna e istituzionale. Così abbiamo optato per un commissariamento che dovesse essere limitato a qualche mese. Giusto il tempo di arrivare al congresso. Poi purtroppo ci si è messa la pandemia».

Il commissario De Capitani che l’ha preceduta era di Lecco: non tutti hanno capito il suo ruolo…

«De Capitani era una figura di garanzia, essendo anche extraprovinciale. Doveva accompagnare la provincia al congresso. Dopodiché, con l’arrivo del coronavirus, i problemi di Bergamo lo scorso anno sono stati altri. Non certo il congresso per l’elezione del segretario provinciale. Abbiamo dovuto fare i conti con quello che è avvenuto».

I giornali hanno parlato di contrasti fra correnti interne...

«Ma no, per carità, non era una questione di problemi interni. Non ci sono correnti interne alla Lega. Lo dimostra la storia stessa del partito, anche in Bergamasca. Si va al congresso, chi si candida prende i voti dei militanti e se vince governa. Tenga conto che, tranne forse un paio di volte, ai congressi non c’è mai stato un candidato unico. Si è sempre votato per due-tre candidati che poi hanno supportato il vincitore».

Come vede la situazione del centrodestra in Provincia?

«Alle ultime amministrative sulle realtà politicamente rilevanti abbiamo sempre trovato la quadra. È evidente che per quanto riguarda noi, la scelta l’abbiamo fatta. Bisogna vedere come si muovono gli altri del centrodestra. Entrando in zona rossa non abbiamo ancora avuto l’occasione d’incontrarci. Auspico però che non ci siamo più scivolate verso il centrosinistra da parte di qualcuno che dice di essere di centrodestra, come abbiamo visto nel recente passato. Perché è evidente che la campanella sta suonando per tutti». (...)

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