La Lega, tra due fuochi, in Bergamasca riparte dai piccoli Comuni montani
Per contrastare la vivacità di Forza Italia e l'ascesa di Fratelli d'Italia, il Carroccio arruola nuovi sindaci e vuole l'elezione diretta del presidente della Provincia
di Wainer Preda
Ritorno al territorio. Ai piccoli Comuni, specie se di montagna. È il nuovo orizzonte della Lega in Bergamasca. Il Carroccio nei giorni scorsi ha annunciato l’ingresso nel partito di quattro nuovi sindaci. Si tratta di Cristian Molinari di Rogno, Fausto Dolci di Costa Serina, Cristian Balestra di Moio de’ Calvi ed Enrico Agazzi di Grone. Tutti esponenti di piccole realtà montane, spesso trascurate dalla politica.
«Tutti parlano di montagna - dice Dolci - ma lassù noi siamo soli. Non abbiamo risorse economiche e gestionali adeguate. Le famiglie non hanno servizi che altrove sono considerati essenziali. Risultato: lo spopolamento». «La montagna vive drammi endemici - aggiunge Balestra - Sui servizi dobbiamo arrangiarci. Stiamo cercando di contrastare le situazioni più difficili e invertire la rotta. Nella Lega abbiamo trovato risposte, per questo ci siamo avvicinati a loro».
«Il territorio per noi è risposte ai cittadini - spiega il responsabile nazionale Enti locali del partito, Stefano Locatelli -. Sul territorio la Lega deve continuare, come ha fatto in questi anni, a dare risposte per migliorare la qualità della vita dei propri cittadini».
Salgono a 58 i sindaci leghisti in provincia di Bergamo. Oltre a una quantità innumerevole di amministratori. «La nostra squadra si allarga - dice il commissario provinciale Cristian Invernizzi -. Abbiamo presentato questi nuovi sindaci che vengono da esperienze puramente civiche e che hanno fatto il passo di adesione formale al nostro movimento. Il loro arrivo fa piacere, perché si tratta di realtà soprattutto montane che rappresentano cittadini molte volte dimenticati perché fanno parte di piccole comunità, ma che per la Lega sono fondamentali».
La strada imboccata dalla Lega sembra essere quella della vicinanza ai sindaci che, detto per inciso, sono la vera colonna portante del movimento. È una sorta di ritorno alle origini. Un tentativo di ridare vita a quella struttura territoriale un tempo forte e radicata, quanto quella del vecchio Partito Comunista. E che, soprattutto nell’ultimo periodo, stava venendo meno. Per questo la Lega si sta aprendo: «Con questi nuovi ingressi arriviamo a una sessantina di nuovi sindaci, siamo presenti con la maggioranza in 70 amministrazioni - spiega Invernizzi - Direi che soprattutto in questo periodo storico è un segnale di apertura del movimento verso il civismo, e direi anche una risposta altrettanto importante del civismo verso il nostro partito».
La strategia che la Lega intende seguire si muove su tre direttive. La prima è il ritorno al territorio. La seconda è l’allargamento ad altre esperienze politiche. E poi ce n’è una terza, altrettanto importante. Ci sta lavorando da tempo Locatelli. È la riforma del Testo unico degli enti locali, con l’elezione diretta del presidente della Provincia. (...)