Mosse e contromosse: la partita a scacchi della politica per la Provincia di Bergamo
A giugno 2024 Gandolfi decadrà da sindaco e dovrà lasciare la presidenza di via Tasso. Un'occasione d'oro per il centrodestra
di Wainer Preda
Mentre l’estate langue, sotto sotto i vertici dei partiti bergamaschi si stanno muovendo in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Nel 2024 si voterà per le Amministrative in oltre 130 Comuni (compreso il capoluogo), per le Europee e per la Provincia. Ed è proprio su via Tasso che si sta concentrando l’attenzione delle segreterie. Qui gli scenari sono due. E dipendono dal sistema elettorale che sarà utilizzato.
Primo scenario: elezione diretta
Dopo lo slancio iniziale, la riforma Calderoli si è arenata. All’origine del rallentamento ci sarebbero le perplessità della premier Giorgia Meloni, tutt’altro che favorevole a un aggravio dei costi delle Province sul bilancio dello Stato. Ne capiremo di più a settembre. Ma al momento pare difficile che la riforma, nel suo complesso iter parlamentare, possa andare in porto e diventare operativa entro il prossimo giugno.
In ogni caso, il disegno ipotizzato da Roberto Calderoli vorrebbe l’elezione diretta del presidente della Provincia e del Consiglio provinciale, con le preferenze, un po’ come avveniva in passato. Per la Bergamasca, si tradurrebbe in 32 consiglieri provinciali e 8 assessori.
Stando ai risultati delle ultime Regionali, con l’elezione diretta il centrodestra partirebbe molto avvantaggiato. Con Fratelli d’Italia al 30 per cento, la Lega al 17 e Forza Italia all’8, la coalizione supererebbe di gran lunga il 50 per cento dei consensi in Bergamasca, facendo della Provincia un sol boccone.
Il Carroccio non ha mai fatto mistero di puntare allo scranno più alto di via Tasso. Il segretario provinciale Fabrizio Sala lo ha ribadito più volte. E da mesi si mormora di un eventuale avvicendamento Roberto Anelli in Provincia-Daniele Belotti in Regione. FdI però è in netta crescita e (...)