Verso le elezioni

Pd e Majorino all'attacco: «Cambiare questa Regione che non ne ha fatta una giusta»

A Bergamo, i dem alzano il tono dello scontro col centrodestra: «Dalla sanità, ai trasporti, all'ambiente hanno mostrato debolezza e incapacità»

Pd e Majorino all'attacco: «Cambiare questa Regione che non ne ha fatta una giusta»
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di Wainer Preda

Stato maggiore del Pd mobilitato e toni decisamente battaglieri ieri sera al centro congressi Giovanni XXII di Bergamo, per l'ultima settimana di campagna elettorale in vista delle Regionali del 12 e 13 febbraio prossimo. Protagonista della serata, il candidato alla presidenza Pierfrancesco Majorino.

Sul palco, in suo supporto, il sindaco Giorgio Gori, l'ex parlamentare Elena Carnevali, il sindaco di Milano Giuseppe Sala, l'europarlamentare Irene Tinagli e il governatore dell'Emilia Romagna e candidato al congresso nazionale Stefano Bonaccini.

In platea, tutti gli alti papaveri del partito. E poi i dieci candidati alle Regionali che hanno avuto pochi minuti a disposizione sul palco, per presentarsi al pubblico.

Le diverse sedie vuote della sala Oggioni non hanno tolto a Majorino la voglia di provarci. Più combattivo e tonico rispetto alle precedenti uscite in Bergamasca, il candidato ha detto che «dopo 28 anni di centrodestra è arrivato il momento di cambiare la guida di una Regione che, soprattutto negli ultimi anni, ha perso spinta».

«La sfida è difficile ma non impossibile - ha continuato -. Dopo quasi un trentennio serve aria fresca in una Regione che non è nemmeno stata capace di darsi un piano ambientale contro le emissioni inquinanti».

Poi l'affondo sulla sanità. «Le liste d'attesa sono un problema per tutti, ma solo in Lombardia la questione ha colpito con quest'entità, con questa durezza - ha spiegato Majorino -. E le cose sono destinata a peggiorare se non mettiamo un freno alla privatizzazione. È ingiusto e inaccettabile pagare per farsi curare. Le case della Comunità della riforma regionale in questo momento sono solo etichette nuove su palazzi vecchi».

Sui trasporti, altro nodo dolente dei servizi pubblici, Majorino promette «gratuità per l'utilizzo dei mezzi pubblici per chi ha meno di 25 anni». Quanto all'autonomia, è stato chiaro: «Non ci piace e ci piace ancor meno quando si parla di regionalizzazione della scuola. Ci mancano solo la scuola lombarda, quella veneta e quella friulana!».

Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori durante il suo discorso in supporto a Majorino
Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori durante il suo discorso in supporto al candidato del Pd Pierfrancesco Majorino

Il sindaco Gori ha sparato alzo zero sulla giunta regionale sostenendo che «negli ultimi anni non c'è stato alcun rapporto fra Regione Lombardia e gli enti locali. Tutto è centralizzato dalla Regione che, invece di occuparsi di pianificazione strategica, è impegnata costantemente nell'amministrare i fondi, elargiti fino alla più piccola polisportiva, al fine di ottenere consenso».

Secondo Elena Carnevali, «in questi anni la Regione si è distinta per la sua assenza e per aver fatto crescere le diseguaglianze sociali». Dito puntato contro la gestione della sanità pubblica. «La legge regionale ha svuotato le Ats e il servizio pubblico, concedendo ai privati la possibilità di effettuare le prestazioni più semplici e remunerative e lasciando al pubblico l'onere di accollarsi le altre».

«In Lombardia - ha aggiunto Bonaccini - metà del sistema sanitario è in mano ai privati. Ebbene, noi faremo una battaglia per il diritto di cura, eguale per tutti. Per noi la sanità pubblica deve essere centrale. L'ho già detto al ministro. Lui sostiene che i fondi per la sanità pubblica sono gli stessi degli anni scorsi. Vero, solo che l'inflazione ha eroso il loro valore e dunque la sanità pubblica rischia di andare a gambe per aria, a favore dei privati».

Più realista del re, anche Beppe Sala. Il sindaco di Milano ha detto che «stando qui dentro, noi non portiamo a casa un voto in più di quelli che già abbiamo. Dobbiamo uscire fra la gente, far sapere loro come la pensiamo. Nei bar, nelle piazze, telefonando ad amici e conoscenti. Dobbiamo portare a casa un voto alla volta. Non badate ai sondaggi che spesso sbagliano. Dunque tutti fuori e belli tosti» ha concluso.

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