Il raduno

Pontida, Salvini (come l'anno scorso) strizza l'occhio ai ceti più poveri: «Paghino le banche non gli operai»

Il leader della Lega promette egualitarismo nella manovra economica. Intanto il premier ungherese Viktor Orban, ospite sul pratone, picchia duro: «I migranti irregolari li portiamo a Bruxelles»

Pontida, Salvini (come l'anno scorso) strizza l'occhio ai ceti più poveri: «Paghino le banche non gli operai»
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di Wainer Preda

Pontida è passata. L'esibizione di forza della Lega anche quest'anno ha galvanizzato i militanti, arrivati un po' da tutta Italia. Eppure passano i decenni ma da certi slogan non ci si schioda. Matteo Salvini, leader come sempre osannato dai suoi, anche stavolta la spara grossa. E sulla finanziaria dice: «Se qualcuno deve pagare qualcosa in più, paghino i banchieri e non gli operai".

La tassa sugli extraprofitti delle banche

L'aveva detto anche l'anno scorso, testimoni diretti. Eppure con gli extraprofitti le banche hanno fatto miliardi, gli operai un po' meno. Al ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, il leader concede giusto cinque minuti. Per dire che abbasseranno le tasse. Ed evitare che Bloomberg, all'indomani, affondi le Borse come accaduto nei giorni scorsi.

Giorgetti, dal canto suo, cita la Costituzione. Quella che parla dei «sacrifici uguali per tutti». Ma che lui non sia un capopopolo si vede, eccome. Non entusiasma le folle. E quel suo modo di parlare brontolato risulta difficilmente comprensibile al microfono.

Ma tant'è. Vedremo come andrà a finire con le banche. L'alternativa per il governo è vendere alcuni beni di Stato. Da Eni, Mps e parte di Poste, quest'anno sono già entrati in cassa 3 miliardi di euro. E una seconda tranche di Poste dovrebbe andare su mercato a metà ottobre. Ma nel mirino resta Ferrovie dello Stato, con l'ipotesi di scorporare l'alta velocità e chiudere la partita entro l'anno.

Argomento non nuovo, a dire il vero. Come identico a sempre è lo scenario. Bandiere al vento, migliaia di militanti in delirio, selfie a raffica con ogni faccia anche vagamente nota di passaggio, caccia fotografica al lumbard più originale e variopinto, in un grande carrozzone a metà strada fra un caravanserraglio e le vecchie sagre paesane. L'unica differenza rispetto agli altri anni, è che le presentazioni urlate a sgarciagola non sono più affidate al sanguigno Daniele Belotti, bensì a un presentatore professionista (meglio Belotti).

Sul palco anche il generale Roberto Vannacci, ben accolto al debutto a Pontida: «La vera cittadinanza è quella ereditata dai nostri padri con sacrifici. La Lega per me non è un taxi» dice. Poi tocca a Salvini, per un discorso di 20 minuti, incentrato sull'autonomia differenziata e sul processo Open Arms.

Prima però deve disinnescare lo scontro con Forza Italia. L'hanno creato alcuni giovani militanti del Carroccio che hanno mandato il ministro forzista Antonio Tajani a quel paese per la sua posizione sullo ius scholae. Il leader della Lega rintuzza. Ma le tensioni con l'alleato sono evidenti.

Poi dal palco Salvini cambia argomento e punta sull'Autonomia. Di cui, a dire il vero si parla da anni, senza tangibili risultati. Tuttavia, il leader del Carroccio insiste: «L'autonomia, dopo 30 anni di battaglie, è realtà e legge dello Stato, e indietro non si torna». Vedremo.

Orban: «I migranti li portiamo a Bruxelles»

Certo è che gli ospiti ci mettono del loro. Il premier ungherese Viktor Orban, dopo aver difeso Salvini - accusato di sequestro di persona a Palermo per non aver fatto sbarcare i migranti salvati dalla ong Open Arms - picchia duro sulla difesa dei confini nazionali. «Se continuerà l'immigrazione irregolare in Europa - dice Orban - noi da Budapest i migranti li portiamo a Bruxelles e li deponiamo davanti agli uffici di Bruxelles. Se vogliono quei migranti che se li tengano!». Ovazione.

Poi aggiunge: «Non credete che sia impossibile, noi siamo l'esempio vivente. In Ungheria il numero dei migranti è zero, noi non diamo in mano ad altri il nostro paese. Non facciamo entrare gli illegali, noi difendiamo i confini. Chi vuole entrare deve aspettare il permesso e deve farlo fuori dai nostri confini». dice Orban. E sulle politiche sociali che «da noi il padre è uomo e la madre è donna e questo resta così anche se la sinistra internazionale si mette contro. Oggi l'Ungheria è il paese più sicuro d'Europa».

E tanto per concludere con toni pacati, Salvini lancia dal palco, 900 anni dopo la Lega Lombarda, la "santa alleanza dei popoli europei". Sul "sacro suolo padano" allarga i confini della Lega in un patto con i partiti sovranisti, già suoi alleati a Bruxelles. Poi saluti, pacche sulle spalle, 850 chili di salamelle strinate e bandiere che si richiudono. L'edizione trentasei è archiviata. Tutto come previsto. Comprese le code chilometriche per lasciare Pontida.

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