Secondo grado

Processo "Rimborsopoli" in Regione, condanne in Appello per i politici bergamaschi

L'accusa è di aver gonfiato i rimborsi dovuti tra il 2008 e il 2012. Per diversi presunti reati è scattata la prescrizione

Processo "Rimborsopoli" in Regione, condanne in Appello per i politici bergamaschi
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Sono arrivate le condanne in Appello per i politici coinvolti nel cosiddetto scandalo "Rimborsopoli" in Regione Lombardia. I reati contestati sono avvenuti tra il 2008 e il 2012 e consisterebbero in rimborsi gonfiati, in cui sarebbero state incluse le spese per cene, drink, feste, gratta e vinci e acquisti di oggetti vari, per un danno all'ente pubblico stimato in oltre tre milioni di euro.

La Corte d'Appello di Milano, presieduta dalla giudice Polizzi, ha abbassato le 39 condanne per intervenuta prescrizione dei reati commessi nel 2008 nei confronti degli imputati che hanno scelto il rito ordinario.

Dei bergamaschi coinvolti, l’ex assessore regionale all’ambiente Marcello Raimondi del Pdl ha patteggiato un anno, 7 mesi e 15 giorni con revoca della confisca. Altri tre ex consiglieri hanno visto, per lo scatto della prescrizione per alcuni capi d’imputazione, la riduzione della loro pena: Elisabetta Fatuzzo, del Partito Pensionati, ha avuto una condanna a un anno, 5 mesi e 10 giorni; il medico Carlo Saffioti a due anni e 7 mesi; il leghista Giosuè Frosio a due anni e 2 mesi con revoca della confisca; infine, Roberto Pedretti due anni e 6 mesi, con anche per lui la revoca della confisca.

La Corte ha anche accolto la richiesta di patteggiamento da parte di alcuni imputati, tra i quali l'ex consigliera regionale Nicole Minetti, che ha ricevuto una condanna a un anno e 1 mese. Sono state confermate le condanne a due anni e mezzo per Renzo Bossi, un anno e 8 mesi per l’attuale capogruppo della Lega in Senato, Massimiliano Romeo, e a un anno e mezzo per l’eurodeputato del Carroccio Angelo Ciocca, mentre l'ex capogruppo della Lega Stefano Galli è stato condannato a 4 anni e 2 mesi con l'accusa sia di peculato che di truffa, poiché avrebbe garantito una consulenza di 196mila euro al genero.

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