la risposta

Referendum sulla Sanità, ricorso al Tar contro la bocciatura del Consiglio regionale

Il comitato aggiunge anche dieci giorni di mobilitazione tra il 12 e il 21 ottobre e l'organizzazione di una «mail bombing»

Referendum sulla Sanità, ricorso al Tar contro la bocciatura del Consiglio regionale
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Dieci giorni di mobilitazione tra il 12 e il 21 ottobre, l'organizzazione di una «mail bombing» all'indirizzo del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e soprattutto il ricorso al Tar. È questa la risposta del comitato promotore del referendum sulla sanità lombarda, dopo che il Consiglio regionale ha deliberato l'inammissibilità dei tre quesiti proposti, bocciando di fatto la possibilità della consultazione.

 L'inammissibilità 

Il referendum abrogativo riguarda tre parti del testo unico delle leggi regionali in materia di sanità. La proposta, sottoscritta da 117 cittadini, era stata presentata lo scorso 27 luglio ed era stata esaminata dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale il 25 agosto.

Non avendo raggiunto l’unanimità, l’Ufficio di Presidenza aveva demandato la questione al Consiglio regionale, come previsto e richiesto dalla normativa vigente. La questione è stata affrontata nella seduta di martedì scorso, il 12 settembre, e la maggioranza ha votato dichiarandone l'inammissibilità.

«Motivazioni solo politiche»

I rappresentanti del comitato promotore, Marco Caldiroli per Medicina Democratica, Federica Trapletti per Cgil, Vittorio Agnoletto per Osservatorio Salute, Massimo Cortesi per Arci e Andrea Villa per Acli, hanno sottolineato nel comunicato stampa di risposta: «Anziché una valutazione giuridica, come previsto dalla legge, sono motivazioni politiche, quelle che hanno orientato la maggioranza nell'impedire lo svolgimento di un'iniziativa di democrazia diretta come il referendum previsto dalla legislazione regionale».

Il ricorso al Tar

Garantiscono: «Non ci fermeremo, vogliamo che gli elettori possano esprimersi sulla deriva del servizio sanitario regionale e imprimere un cambio di direzione pena la distruzione delle strutture pubbliche e sempre maggiori diseguaglianze di accesso alle cure. Non può essere il reddito a stabilire la possibilità di curarsi. Utilizzeremo ogni strumento a disposizione, a partire da un ricorso amministrativo al Tar sulla decisione del Consiglio che coinvolgerà sicuramente anche l'assurda situazione normativa emersa da questa vicenda».

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