Sgarri e siluramenti, la "dura" vita dei candidati bergamaschi alle Politiche
Nel Pd, la Carnevali rischia. Nella Lega, Salvini punta solo sui suoi fedelissimi. Le strane scelte di FdI e Forza Italia che corre "qua e là"
di Wainer Preda
Scelte incomprensibili. Sorprese. Sgarri e siluramenti. “Coltellate” alla schiena mascherate da promozioni. Il campionario è ampio. Certo è che la prossima elezione verrà ricordata come la più pasticciata e indecifrabile di sempre. In tutti i partiti, indistintamente, hanno dominato le logiche contorte del palazzo. E allora addentriamoci nei retroscena, per cercare di capire quanto accaduto davvero dietro le quinte.
Le “oscure” scelte del Pd
Prendiamo il Pd. I due parlamentari uscenti Antonio Misiani ed Elena Carnevali, bergamaschi, sono stati candidati a Milano. Il primo, in un collegio “blindato” (termine astruso per definire una zona in cui il partito conta di vincere agevolmente, per storia, radicamento e tradizione), dicono.
Più difficile invece la riconferma di Carnevali, quarta nella lista proporzionale alla Camera dopo Enrico Letta, Lia Quartapelle e Gianni Cuperlo. Due i posti davvero disponibili nel suo collegio, il terzo chissà. Per Carnevali è una speranza.
Diverso, molto diverso, se la deputata fosse stata candidata capolista a Bergamo, soluzione naturale e nelle sue corde. E invece no. A Bergamo correrà il segretario regionale del Pd Vinicio Peluffo, milanese che della nostra città conosce probabilmente le Mura, oltre non scommetteremmo.
La qual cosa ha irritato (eufemismo) la base del Pd bergamasco. Tanto che persino il sindaco Giorgio Gori ha manifestato la sua perplessità, con un messaggio lapidario su Twitter: «Giuro, rimpiango le preferenze!». Non una questione personale con Peluffo, per carità, ma il disappunto per il metodo.
Azione, dolori “confindustriali”
Chissà se Gori, invece, approva la discesa in campo dell’amico Andrea Moltrasio. L’ex presidente di Confindustria, vicepresidente di Sacbo, ex numero uno del Comitato di sorveglianza di Ubi Banca, è candidato al Senato a Bergamo col terzo polo. Anche qui, scelta a sorpresa, di giro confindustriale e bancario, parrebbe. Eppure foriera di malumori fra gli azionisti. Soprattutto fra coloro che, dopo anni sul territorio, non sono stati nemmeno considerati.
Chi invece gode di ampia considerazione è il segretario regionale del partito, il bergamasco Niccolò Carretta. Ombra di Calenda, dalle trattative ha spuntato una doppia candidatura alla Camera a Bergamo: sia nell’uninominale, sia come capolista in quota proporzionale. Carretta non disdegna il centrodestra, ma pesca soprattutto nel bacino del centrosinistra. Complice la debolezza del Pd in quel collegio, potrebbe anche farcela.
L’incognita Cinquestelle
Difficile valutare l’effettivo peso del Movimento a Bergamo. Come da tradizione, i Cinquestelle candidano persone sostanzialmente estranee alla politica. Il che ha il vantaggio della genuinità, ma il contraltare dell’essere poco conosciuti, in città e provincia. Alla scorsa tornata, quella della grande ascesa, da noi il Movimento prese il quindici per cento. Oggi è tutto da vedere.
La Lega e la “dieta” Salvini
Partito che vai, malumore che trovi. Anche in casa Lega, i mugugni abbondano. La scelta di Salvini di candidare solo i fedelissimi ha lasciato l’amaro in bocca a molti. La decisione di circondarsi di pretoriani in Parlamento è tatticamente comprensibile: una pattuglia di deputati e senatori di “credo salviniano” mette al riparo da contestazioni, possibili, per il risultato della Lega, rendendo più difficile un eventuale “disarcionamento”.
Ma anche qui, tanti saluti al territorio, per un partito che del territorio ha sempre fatto la sua bandiera. E così addio a tre parlamentari bergamaschi uscenti: Daniele Belotti, Tony Iwobi e Alberto Ribolla. Ecco ricandidata, a sorpresa, Daisy Pirovano, senatrice (...)