Tram della Val Seriana, addio al sogno del prolungamento fino a Vertova
La Comunità montana ha dirottato i 290 mila euro del Bim destinati allo studio delle rotaie verso un progetto per una variante alla 671. Con buona pace della mobilità sostenibile
di Andrea Rossetti
«Questo è un colpo mortale alla realizzazione dell’opera». È sconfortato e sconsolato Riccardo Cagnoni, il presidente del Comitato per il prolungamento del tram della Val Seriana da Albino a Vertova. Un comitato che, è giusto ricordarlo, ha raccolto negli anni ben quindicimila adesioni ufficiali per un progetto che, potenzialmente, riguarda circa quarantamila persone che risiedono in un’area compresa in soli 7 chilometri.
Soldi dirottati
Il «colpo mortale» è arrivato nei giorni scorsi, quando la Comunità montana della Valle Seriana, all’unanimità, ha approvato di destinare i 290mila euro arrivati dal Bim (Bacino imbrifero montano) sullo studio di progettazione della variante alla strada provinciale 671 che dovrebbe unire il ponte del Costone alla rotonda di Piario. Un’infrastruttura viaria di cui si parla da almeno vent’anni, tesa a favorire la mobilità su gomma tra la Media e l’Alta Valle, ma che pareva essere sempre rimasta un’ipotesi più che una reale possibilità. E invece... Un colpo di scena inatteso per chi, come appunto il Comitato per il prolungamento del tram, s’aspettava invece un’accelerata sul progetto su rotaia. «Quei soldi erano stati destinati dal Bim espressamente alla progettazione del prolungamento tranviario - commenta Cagnoni -. La Comunità montana, invece, ha voluto dirottare quei soldi su un altro progetto. Senza studio di progettazione è impossibile partecipare ai bandi per accedere ai finanziamenti necessari alla realizzazione. Così facendo, hanno chiuso le porte a un’opera infrastrutturale su cui, fino a pochi giorni fa, quasi tutti si dicevano d’accordo».
Una giravolta inattesa
Il presidente della Comunità montana, Giampiero Calegari, ha spiegato: «I soldi del Bim erano legati alla progettazione del prolungamento della Teb e della funivia di Albino. Ma vista la ritrosia di alcuni sindaci rispetto al primo progetto, abbiamo pensato di usare quei fondi per una progettualità che potesse mettere d’accordo tutta la Valle». E, data l’unanimità con cui i sindaci si sono espressi a favore di questa decisione, pare che effettivamente l’obiettivo sia stato raggiunto.
Eppure Cagnoni, e con lui tutti i sostenitori del prolungamento della T1 da Albino a Vertova, non accetta questo tipo di giustificazione: «La possibile realizzazione della variante va benissimo, non è questo il punto. Il fatto è che, per anni, i sindaci si sono espressi a favore del prolungamento del tram. Solo pochi primi cittadini, negli anni, non si sono mai detti a favore. I passi avanti erano stati fatti: il prolungamento era stato inserito nel Piano della mobilità regionale, nel Piano di coordinamento territoriale della Provincia, si era espresso a favore il tavolo Ocse e sono stati anche spesi cinquantamila euro (di cui trentamila dati dal Bim) per uno studio sulle esternalità legate alla infrastruttura che ha dimostrato i numerosi vantaggi che l’opera avrebbe portato sul territorio della Media Valle. Ora, senza preavviso, le carte in tavola sono state cambiate. Significa che non c’è mai stata la volontà politica di realizzare davvero il prolungamento, ma che nessuno aveva mai avuto il coraggio di dirlo». Forse perché il timore era quello di perdere consensi, verrebbe da pensare, dato che il prolungamento della T1 ha sempre goduto di ottimi riscontri tra i residenti, come dimostrano anche i quindicimila aderenti al Comitato.
Una vittoria dei contrari
Come ha sottolineato Cagnoni, però, tra i sindaci della Val Seriana c’è anche chi, negli anni, è sempre stato coerente e, sebbene non sia mai stato apertamente contrario al progetto del prolungamento tranviario, non si è neppure mai mostrato apertamente favorevole. Tra questi, Yvan Caccia, sindaco di Ardesio e oggi capogruppo dell’opposizione in Comunità montana. La decisione di destinare i 290mila euro del Bim alla progettazione della variante alla 671, di fatto, è in primis una vittoria sua e della Lega, che negli anni non ha mai dimostrato di supportare con convinzione il progetto di un rafforzamento della mobilità su rotaie in Valle.