Vendita del complesso dei Celestini, Filippo Bianchi dice no: «Va difesa l'identità»
Si teme un uso commerciale o residenziale del complesso, che invece dovrebbe restare sociale
Al coro di critiche riguardanti un’eventuale vendita del complesso monastico dei Celestini, a due passi da Borgo Santa Caterina, si è aggiunta la voce del consigliere comunale Filippo Bianchi, che ha ribadito l’importanza di difendere «l’identità di questo monumento di valore inestimabile».
Nei giorni scorsi l’associazione Italia Nostra aveva lanciato un appello alla Soprintendenza, chiedendo che intervenisse per scongiurare l’acquisto dell’immobile, oggi gestito dall'Istituto delle Suore Sacramentine, da parte di un privato. Un passaggio di proprietà che rischierebbe di trasformare l’uso del complesso da sociale a commerciale/residenziale.
Timori condivisi anche dal consigliere comunale di Fratelli d’Italia, che attraverso un’interpellanza ha chiesto a Palazzo Frizzoni cosa intende fare affinché il convento dei Celestini non divenga oggetto di speculazioni edilizie. Tra le soluzioni suggerite da Filippo Bianchi al Comune (e indirettamente anche a Provincia e Regione Lombardia) vi è anche quella di «valorizzare e sostenere, anche economicamente, il convento in previsione del 2023, anno in cui Bergamo, assieme a Brescia sarà Capitale della Cultura, prevedendo in tale occasione delle visite guidate o altre iniziative a carattere culturale».
Nel documento il consigliere Bianchi sottolinea nuovamente anche la necessità di preservare la spiritualità dell’immobile, affinché «possano essere rispettate le volontà del benefattore che lo aveva generosamente restituito a Bergamo, donandolo esclusivamente per l’accoglienza degli orfani, che tra l’altro in Italia sono aumentati di migliaia solo negli ultimi anni».
La vendita del monastero sarebbe infatti ostacolata da una condizione posta dal Cavaliere del lavoro Lodovico Goisis nel momento in cui lo donò alle suore dopo la ristrutturazione eseguita dall’Angelini. «Nel 1940 il Cavalier Goisis mise ordine ai suoi affari stabilendo, nero su bianco, come il Convento dei Celestini, fosse donato, con destinazione “ora e per sempre alle ragazze orfane” – scrive Bianchi nell’interrogazione -. Con tre parole molto precise e un atto notarile di quattro pagine, Goisis consegnava all'Istituto delle suore Sacramentine, e alla storia cittadina di Bergamo, il meraviglioso complesso, uno scrigno dall’inestimabile valore storico, architettonico ed artistico, oltre che simbolico ed economico».