La posta degli amori sfigati Ormai la relazione è su Instagram

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Cara Alba,
Ho passato delle vacanze di merda. Ti sembrerà stupido, ma la colpa è della fissazione, anzi ossessione, della mia fidanzata per i social. Praticamente abbiamo passato la settimana sulla Costiera Amalfitana programmando tutto in base ai post, ai like, alle stories e cose così. Io sono l’opposto di lei: lei è seguitissima sui social, mentre io non ho profili virtuali. Non me ne faccio nulla e non mi interessano. Non contesto il fatto che lei ne sia appassionata, ma che nell’unica vacanza all’anno che facciamo insieme io sia costretto a fotografarla mentre fa un tuffo, prende il sole, beve un cocktail, mangia un gelato, balla, dorme, a momenti anche mentre è in bagno, be’, questo sì che lo contesto. Ho retto il gioco perché sono innamorato. Ma veramente: così è troppo. Ti prego, facciamo in modo che questa ossessione social non dilaghi. Sempre che non sia già successo.
Carlo

Caro Carlo,
Lo si voglia o no, nel 2018 ogni aspetto della nostra vita deve fare i conti col dio Social. Le relazioni di coppia non fanno eccezione. Anzi. E nessuna fase della relazione è esonerata dalla prova Instagram. All’inizio è uno scambio di like; alla prima uscita si parlerà di esperienze già tutte documentate nelle Stories («Ho visto che sei andata al concerto di Jovanotti» = è da maggio che ti seguo); alla fine sono account che si bloccano o sbloccano a seconda dell’umore o del grado di distacco dall’ex. Ma c’è un durante. La storia d’amore diventa inevitabilmente un film in quadratini di immagini abilmente poetizzati da Valencia (per chi gioca sicuro), Nashville e Crema (per i romantici) oppure Willow (per gli occhi rossi). D’obbligo il tag del luogo. Bisogna accettarlo. Chi ha detto che «la felicità è tale solo se condivisa» non poteva immaginare quanto. Se non hai una foto su Instagram, puoi veramente dire di averlo vissuto? Se ometti il tag del luogo, sei veramente andato in #Salento? Scelte non ne hai, vivi gli anni di Fedez e Ferragni. C'è una sola scappatoia: se non ci sono più fotografi, facciano selfie.

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