Cambio euro dollaro: cosa aspettarsi per il 2023

Cambio euro dollaro: cosa aspettarsi per il 2023
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Il 2022 si è dimostrato un anno decisamente effervescente per i mercati valutari, difatti asset normalmente caratterizzati da moderata volatilità hanno dato vita a tendenze di medio periodo di una certa persistenza. Naturalmente il driver principale dei movimenti in questione è stata l'asincronia con cui le varie Banche Centrali hanno iniziato ad implementare politiche monetarie restrittive per fronteggiare il problema inflazione, andando a modificare di fatto i rapporti di forza fra le divise di riferimento.

Questo contesto non è stato favorevole solo per chi era esposto nel lungo periodo verso le valute che si sono apprezzate, ma anche per gli investitori con un approccio più orientato alla speculazione: i trading tool, per negoziare sul foreign exchange market, hanno consentito infatti di intercettare anche i micro movimenti che si sono sviluppati sulle scansioni temporali più veloci. Come spiegato su Corsoforextrading.net, sito web dedicato alla formazione finanziaria, i migliori broker per forex mettono a disposizione degli utenti piattaforme professionali che prevedono l'uso della leva finanziaria, una funzionalità che permette di sfruttare piccole oscillazioni di prezzo.

Diverse coppie di valute hanno offerto ai risparmiatori interessanti opportunità, tuttavia il cambio euro dollaro si è confermato il più seguito dagli operatori di mercato. Il biglietto verde è stato capace in pochi mesi di guadagnare quasi 20 figure rispetto alla moneta unica europea, raggiungendo una parità che mancava da quasi 20 anni; quel valore unitario che è divenuto successivamente mediana di una banda di oscillazione attorno a cui ha fluttuato il rapporto. Secondo gli analisti sulla dinamica descritta non ha inciso solo una maggiore aggressività della FED nel dare inizio -e continuità- ad una politica monetaria restrittiva, ma anche la capacità del dollaro di attrarre liquidità in qualità di bene di rifugio nelle situazioni in cui aumenta la percezione del rischio.

FED: exit strategy dopo il raggiungimento del pivot sui tassi

È chiaro che il focus degli investitori sia incentrato attualmente sugli scenari che potrebbero delinearsi sul cambio euro dollaro nel 2023; ed è per questo motivo che si guarda con grande interesse alle mosse di FED e BCE nei prossimi trimestri: non è difficile immaginare, infatti, che saranno ancora una volta le guidance dei due istituti ad influenzare l'andamento della coppia valutaria. In quest'occasione, a differenza del recente passato, l'azione di tightening dovrebbe essere coordinata, anche se la banca centrale USA ha già individuato una exit strategy.

Secondo quando dichiarato nel meeting Fomc dello scorso Dicembre, Jerome Powell potrebbe arrestare il rialzo dei tassi ufficiali di riferimento una volta raggiunto un saggio del 5%, condizione che dovrebbe prender forma entro i primi due trimestri del 2023. A quel punto la forbice tra i tassi USA e quelli dell'eurozona inizierebbe a stringersi di nuovo se, come anticipato dal Presidente Christine Lagarde, il Board della BCE dovesse continuare ad innalzare il costo del denaro.

Politiche monetarie e andamento del cambio euro dollaro

La velocità con cui il differenziale andrebbe ad annullarsi potrebbe addirittura aumentare nel caso in cui la Federal Reserve, spinta dalle circostanze, si ritrovasse costretta a tagliare i tassi. Secondo gli addetti ai lavori, infatti, Jerome Powell con la manovra restrittiva degli ultimi mesi ha scelto di indurre una recessione, per riportare i valori di un'inflazione ormai fuori controllo verso i target di mandato, ma allo stesso tempo ha creato lo spazio per intervenire di nuovo con la leva monetaria se necessario.

Naturalmente una situazione di questo tipo creerebbe i presupposti per un recupero dell'euro nei confronti del dollaro statunitense, in realtà il quadro è più fumoso di quanto appaia: difatti, anche se la BCE ha dichiarato di voler proseguire nel 2023 con il rialzo dei tassi, non ha individuato un pivot né tanto meno ha fornito un valore indicativo di punti base intorno al quale arrestare la stretta monetaria; un atteggiamento che lascerebbe intravedere la volontà di ancorarsi ancora una volta alla guidance della FED.

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