Simone Alessio a tutto tondo: dal bronzo olimpico di Parigi al sogno chiamato Los Angeles 2028

Venticinque anni appena compiuti, eppure quando si ascolta Simone Alessio emerge la sensazione di trovarsi di fronte a un uomo che ha già vissuto almeno sei vite diverse. Due Olimpiadi, un bronzo a Parigi 2024, due ori mondiali: un palmares che racconta solo una parte della storia di uno degli atleti più rappresentativi della Federazione Italiana Taekwondo.

Simone Alessio a tutto tondo: dal bronzo olimpico di Parigi al sogno chiamato Los Angeles 2028
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La FITA trova in Alessio uno dei suoi interpreti più genuini, capace di incarnare quella evoluzione continua che caratterizza il taekwondo moderno. Una disciplina che richiede non soltanto tecnica, ma anche una maturità psicologica che spesso va ben oltre l'età anagrafica.

Oggi Simone guarda a Los Angeles 2028 con una consapevolezza nuova, quella di chi ha attraversato vittorie e delusioni per arrivare a comprendere che il vero successo si misura nella capacità di reinventarsi. La sua prossima sfida? Cambiare categoria di peso, passando agli +80 kg, in un percorso che rappresenta la metafora di un campione che non smette mai di crescere.

Venticinque anni e sette vite: il percorso di un campione in continua evoluzione

La consapevolezza è arrivata come un fulmine nel 2017, durante gli Europei Juniores. "Lì ho vinto l'oro, in un torneo importante", racconta Simone con quella naturalezza che appartiene solo a chi ha imparato a metabolizzare i successi senza farsi travolgere. "Mi ha dato consapevolezza della mia forza e mi ha fatto capire che quello su cui stavo lavorando rappresentava qualcosa di solido e strutturato."

Da quel momento, la parabola di Alessio diventa una montagna russa di emozioni e risultati. Il salto fra i seniores porta immediatamente i suoi frutti: nel 2019 a Manchester conquista il titolo mondiale nei -74 kg, un risultato che lo proietta con forza verso Tokyo 2020. Ma il destino, come spesso accade nelle storie più belle, ha in serbo colpi di scena inaspettati.

"A livello olimpico la categoria di riferimento è quella dei -80 kg: avevo bisogno di aggiungere qualche kg alla mia armatura", spiega con il sorriso di chi sa che ogni ostacolo nasconde un'opportunità. Il Covid blocca tutto, ma paradossalmente gli concede il tempo prezioso per modellarsi come voleva. Tokyo 2020 arriva, ma l'esperienza olimpica si rivela amara: troppa tensione, poca esperienza, nessun pubblico a sostenere i sogni.

Dagli Europei Juniores 2017 al bronzo di Parigi: una parabola di crescita

L'analisi sostituisce la recriminazione. È questo il mantra che trasforma il 2022 di Simone Alessio in una stagione da incorniciare: quattro Grand Prix di qualificazione verso Parigi 2024, con un bottino di tre ori e un argento che testimonia una maturità tecnica ormai consolidata. Un trampolino perfetto verso i Mondiali 2023 di Baku, dove l'azzurro domina la scena con una prestazione da re.

La strada verso il Grand Palais parigino diventa un countdown scandito dal ritmo inesorabile dei giorni. Ma a volte l'aura di invincibilità gioca brutti scherzi alla mente umana, e quel conto alla rovescia che dovrebbe caricarti finisce per strozzarti con un peso inatteso. "Dal punto di vista sportivo, so di non aver fatto il massimo", ammette Simone con l'onestà di chi ha imparato a guardarsi dentro senza filtri. "Ero andato a Parigi con un altro obiettivo."

Il bronzo olimpico arriva attraverso il ripescaggio, quando tutto sembrava perduto. È in quel momento che scatta il click mentale della determinazione pura: "Mi si è aperta una strada per una medaglia ed è lì che ho avuto la svolta per andare a prendermi quello che volevo." Una lezione di resilienza che vale più di qualsiasi oro, la dimostrazione che i campioni veri si riconoscono anche dalla capacità di trasformare le delusioni in trampolini verso nuove conquiste.

Il peso delle aspettative e la liberazione del bronzo olimpico

Il bronzo di Parigi ha rappresentato molto più di una medaglia: è stata una liberazione dell'anima. "Mi ha sollevato e liberato", confessa Simone, e in quelle parole si percepisce il peso di mesi vissuti con il fiato sospeso, sotto la pressione di chi è considerato tra i favoriti della propria categoria.

"A distanza di quasi un anno riesco a comprendere quanto sia stato importante questo bronzo", riflette l'azzurro con la saggezza di chi ha imparato a leggere gli eventi oltre la superficie. Quella medaglia conquistata attraverso il ripescaggio, quando tutto sembrava perduto, ha insegnato una lezione fondamentale: la grandezza di un atleta non si misura solo nei momenti di gloria, ma soprattutto nella capacità di rialzarsi quando cade.

Il Grand Palais parigino è diventato il teatro di una metamorfosi interiore, il luogo dove Simone ha scoperto che la vera vittoria spesso arriva quando smetti di inseguirla disperatamente. Una consapevolezza che ora lo accompagna verso Los Angeles 2028, non più come un peso sulle spalle, ma come una forza propulsiva che nasce dalla certezza di aver già superato la prova più difficile: quella con se stesso.

Los Angeles 2028 e il cambio categoria: una nuova sfida oltre gli 80 kg

"Sentivo che il mio corpo stava cambiando e che salire di categoria per andare oltre gli 80 kg sarebbe stata la scelta giusta." Una decisione che va oltre la strategia agonistica: è l'ennesima reinvenzione di se stesso, la dimostrazione che i veri campioni non si accontentano mai del già conquistato.

Il passaggio agli +80 kg rappresenta un cambio di paradigma completo. Nuovi avversari, dinamiche diverse, una preparazione ripensata dalle fondamenta. "La cosa che voglio ora è quella di divertirmi e di non farmi sopraffare dal desiderio di vincere", confessa. Una filosofia maturata attraverso l'esperienza: "Ho vinto tanto e ancora non mi basta, ma so che questo potrebbe mettere delle ombre sul mio ultimo periodo da atleta."

Salute mentale e post-carriera: l'uomo oltre l'atleta

"Da qualche tempo sto cercando di imparare a scindere la mia vita professionale da quella privata." Simone affronta il tema della salute mentale con la stessa determinazione mostrata sui tatami. "Se l'atleta Simone Alessio non arriva ai suoi traguardi, capita che anche la persona Simone non riesca a godersi quello che ha costruito."

Il futuro post-carriera? "Penso di poter avere le basi per poter fare tutto", riflette con umiltà. "Ho vissuto a pieno il mondo del taekwondo e ho compreso che ci sono diverse prospettive per interpretarlo. Qualsiasi cosa potrò fare per aiutare il movimento italiano del taekwondo proverò a farla." Un campione che guarda oltre il tatami, pronto a restituire ciò che ha ricevuto.

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