Emanuelson felice a Bergamo «Voglio vedere lo stadio pieno»

Emanuelson felice a Bergamo «Voglio vedere lo stadio pieno»
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La semplicità fatta a persona. Urby Emanuelson è un tipo tranquillo, parla e racconta il suo mondo con gli occhi felici e spazia dal campo alla vita privata senza alcun problema. Pochi metri più in là, all’ingresso del Centro Bortolotti di Zingonia ci sono sua mamma, sua sorella, suo cognato ed un piccolo folletto che si aggira con il pallone tra i piedi. «Si chiama Xavi, è mio nipote. Gioca già nell’Ajax nonostante abbia solo 7 anni e basta guardarlo con il pallone tra i piedi per capire quanta passione abbia: ogni volta che lo guardi, cerca di fare qualche numero. Incredibile».

In questa intervista esclusiva per Bergamopost, il numero 28 della Dea racconta il suo primo mese all’ombra di Città Alta e confessa che sulle mura non ci è ancora stato. Tra i tifosi che a Bergamo dicono “solo Atalanta” e la tranquillità della città, scopriamo qualcosa in più dell’ultimo arrivato nel mercato di gennaio.

 

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1) Urby Emanuelson, sei all’Atalanta ormai da un mese: qual è il tuo bilancio personale?

Sono contento, davvero. Ormai sono a Bergamo da 5 settimane, ho collezionato tre presenze e posso ritenermi soddisfatto. Contro il Cagliari, la prima partita in cui ero disponibile, sono entrato nel finale di gara e ho contribuito al successo. Nella gara di Firenze è successo un pò di tutto, l’infortunio di Bellini ha tolto la possibilità di scegliere al mister e quindi sono rimasto fuori, ma contro l’Inter ho trovato ancora spazio nel finale. Venerdì scorso allo Juventus Stadium la mia prima gara da titolare: ho fatto buone cose e, anche se abbiamo perso, la prestazione mia e della squadra è stata molto positiva.

2) A Torino hai giocato 90 minuti dopo tanto tempo: soddisfatto?

Le sensazioni, dal punto di vista fisico, sono ottime. Il lavoro in queste settimane è stato costante, contro la Juventus ho dato continuità alla mia azione e, fino alla fine, la gamba ha risposto alle sollecitazioni e la tenuta atletica è molto buona: quando mi sento in questo modo riesco a fare quello che mi dice l’istinto e vedere che fino al 94esimo sono riuscito a rendermi pericoloso, ma soprattutto utile per i compagni, è qualcosa di molto importante per me.

3) Assist e zampino nei gol di altri, manca solo la tua gioia personale.

È una questione di ritmo e di abitudine alla partita. Mister Colantuono mi dice molto spesso di provare a liberare il sinistro quando ne ho la possibilità, anche io vorrei calciare di più e penso che sia solo questione di tempo. In linea generale, però, mi piace pensare e agire per il bene della squadra: se ho la possibilità di calciare, ma la giocata più preziosa per il gruppo in quel momento è il passaggio per il compagno, opto per l’assist. Che segni Emanuelson, Denis, Baselli o qualcun altro importa poco. Quello che conta è il risultato di squadra.

4) In fase di spinta abbiamo ormai capito cosa puoi fare, in copertura qualcuno sostiene che puoi migliorare...

Nelle mie caratteristiche ci sono entrambe le fasi. In carriera ho giocato terzino e attaccante oltre che centrocampista, quindi conosco bene i movimenti. La differenza qui a Bergamo è solo nel possesso palla. Con Ajax, Milan e Roma può capitare in una partita di avere il 60% o 70% di possesso palla, di essere in controllo del gioco e quindi la fase di spinta è fondamentale. A Bergamo possono capitare partite in cui devi difenderti e poi ripartire, non sono più abituato a questo tipo di lavoro, ma sono pronto a farlo. Senza problemi. E più sarò in campo, più si vedrà. Ne sono certo.

5) Quali sono i compagni con cui hai legato di più?

Ho trovato un ottimo spogliatoio, davvero. Ho buoni rapporti con tutti, magari parlo di più con Baselli e Del Grosso che sono seduti vicino a me nello spogliatoio ma, in generale, mi trovo molto bene. Certamente con Boakye rappresenta un vantaggio il fatto di poter parlare in inglese, ma devo dire che appena arrivato il mio obiettivo era quello di conoscere il prima possibile tutti i giocatori e questo processo prosegue molto bene. Mi sento parte del gruppo, è molto importante.

 

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6) Hai già avuto modo di visitare la città con la tua compagna?

Abbiamo da poco trovato casa appena fuori città e abbiamo passeggiato in centro un paio di volte. Devo confessare una cosa che può sembrare molto strana: in oltre un mese che sono a Bergamo non ho ancora visto bene Città Alta! Conto di farlo nelle prossime settimane, la città mi piace molto perché l’ambiente è tranquillo e poi ci sono anche tanti turisti: questo è segno di una bellezza che merita di essere scoperta.

7) Amsterdam, Milano e Roma prima di Bergamo: cosa ci racconti?

Tre grandi città che hanno caratterizzato la mia crescita umana e professionale. Ad Amsterdam sono molto legato, per me è la più bella perché ci ho vissuto da quando ero bambino. Per la verità vivevo fuori dal caos del centro, diciamo in un sobborgo grande più o meno come Bergamo. A Milano c’è tutto e si mangia benissimo, mentre Roma, dal punto di vista del piacere di vivere, mi ha fatto una bella impressione: è grande, forse un pò caotica, ma bellissima e con la mia fidanzata ci siamo trovati molto bene.

8) Il tuo rapporto con la Nazionale com’è? Non giochi con l’Olanda dal 2012...

Ho sempre fatto parte del gruppo della Nazionale ma credo che la mia duttilità abbia rappresentato un bel problema. Mi spiego meglio: se hai un ruolo definito, il mister ti valuta per le chiamate in base a quel ruolo. Giocare un pò basso, un pò alto o un pò interno di centrocampo non favorisce questo processo e quindi sono rimasto tagliato fuori. La mia speranza, ovviamente, è quella di tornarci e, per farlo, devo giocare bene e con continuità con la maglia della Dea.

9) Domenica si torna a Bergamo, per te sarà la prima volta con lo stadio pieno: cosa ti aspetti?

Per me sarà la prima volta a Bergamo con lo stadio veramente pieno e sono molto curioso. In queste settimane ho sentito sulla pelle la vostra passione, conoscevo da avversario l’ambiente, ma a una serata di festa di un club Amici, parlando con alcuni tifosi, ho scoperto qualcosa di incredibile. In Olanda, quando tifi per una squadra medio piccola è normale appassionarsi anche ad una delle big che vincono i campionati o partecipano alla Champions. Qui, invece, conta solo l’Atalanta. E questo attaccamento è bellissimo, vedo una simbiosi tra la maglia nerazzurra e la gente bergamasca: nonostante non si vinca mai nulla di importante, nonostante un solo trofeo in bacheca datato ormai 1963, la passione per questi colori è incredibile. Stupendo.

10) Chiudiamo con le tue origini: come è arrivata la tua famiglia ad Amsterdam dal Suriname?

Mio padre Errol era un calciatore, esterno offensivo di fascia sinistra, ma forte con il piede destro. A sentir lui, era molto più bravo di me (sorride, ndr). Lui, mia madre, mia sorella e mio fratello vivevano in Suriname e mio padre ha giocato anche in Nazionale. Mi ha raccontato che una volta disputò una gara splendida durante un’amichevole tra la sua squadra surinamense, che si chiamava Robin Hood, e l’Ajax, lasciando una grande impressione. La famiglia decise di emigrare in Europa, ma la prima esperienza in Belgio andò malissimo per via dei problemi legati al colore della pelle. Da lì, il passaggio in Olanda ad Amsterdam dove sono nato io. Sono entrato nelle giovanili dell’Ajax molto piccolo e sono diventato calciatore: papà dice non sono bravo come lui, ma conto di migliorare sempre. Nel paese di origine della mia famiglia sono tornato quattro o cinque volte in passato, è stata una bella sensazione.

 

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Curiosità:

1) Piatto preferito? Un piatto del Suriname a base di riso e carne, si chiama moksie alesie.

2) Carne o pesce? Carne.

3) Vino o birra? Nulla, solo acqua.

4) Auto preferita? Ho una Mercedes GLA ma non sono uno appassionato di auto, mi va bene quella che ho senza puntare ad acquistare una Lamborghini o una Ferrari.

5) Sport oltre il calcio? Mi piace un sacco il basket Nba. Qualche hanno fa ho visto a Miami la sifda tra Heat e San Antonio Spurs: bellissimo. Seguo anche il tennis, da piccolo ho fatto anche dei corsi e mi chiesero addirittura se non volessi iniziare a praticarlo in modo molto serio. Giocavo già nell’Ajax, ho preferito continuare con il calcio.

6) Compagno più forte? ho giocato con Ibrahimovic e Totti, ma il migliore di tutti è Thiago Silva: dentro e fuori dal campo, un fuoriclasse.

7) Hai due figli, la tua bimba in un video sul tuo sito sembra un’ottima ginnasta. È vero, mi ha stupito: era sempre molto timida, ha solo 7 anni eppure vederla fare quei volteggi è incredibile. Da qualche tempo si allena e fa ginnastica artistica: è bravissima, si chiama Nashara.

8) Musica e attore preferiti? Musica Hip Hop e Rap, attore Kevin Hart.

9) Come te la cavi ai fornelli? Un disastro, mia mamma e la mia fidanzata mi dicono sempre che ho due mani sinistre. Provo a seguire quello che fanno lei o la mia compagna quando siamo assieme, ma non sono proprio portato.

10) Ti piace la polenta? Molto buona, non l’avevo mai mangiata. Appena arrivato a Bergamo insieme a Roberto, quello che aiuta ad ambientarsi e a trovare casa a chi viene a giocare a Bergamo, siamo stati dalla Giuliana e ho mangiato benissimo.

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