Migliaccio e il rosso da record «Dura spiegarlo alle mie figlie»

Migliaccio e il rosso da record «Dura spiegarlo alle mie figlie»
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Mentre la squadra batteva il Palermo con un sonoro 3-0, lui era negli spogliatoi a rimuginare su quanto accaduto. Ha ripercorso quei 32 secondi tante volte, ha cercato una spiegazione e ha provato a capire cosa fosse successo. Anche a distanza di oltre 24 ore, Giulio Migliaccio non si capacita di quell’intervento sul palermitano Chochev e dall’altra parte del telefono, mentre si sentono le voci delle due figlie Giulia e Ilenia che giocano, c’è un giocatore ancora colpito che prova a spiegare tutto.

 

 

Domenica sei stato protagonista di un’espulsione record. Vuoi spiegare cosa è accaduto?

È partito tutto dal naso rotto. Mi dà un fastidio enorme quello che è successo... Il gesto non ha senso, è qualcosa che non ho mai fatto nemmeno in allenamento. Non appartiene a un calciatore come me. In quel frangente si cerca sempre di andare a saltare, si prova a vincere il contrasto con il contatto fisico. Si usa la spalla, si salta di testa e si punta a raggiungere il pallone che sta scendendo. È stato qualcosa di istintivo: mi sono protetto il naso rotto ed è successo quello che tutti hanno visto.

Nei giorni scorsi si era parlato di una maschera protettiva, come mai non l’hai indossata?

La maschera non è comoda, mancava un quarto d’ora alla fine, forse 20 minuti e preso dall’adrenalina mi sono detto: “Dai, vado in campo senza”. Ed è quello che mi ha fregato: tutto è legato al problema al naso. A Roma mi è successo per la terza volta in carriera di rompere il setto nasale, la frattura era scomposta e il dottor Amaddeo è intervenuto con una manovra per sistemarla. Il problema rimane, a fine carriera lo sistemerò ma domenica mi ha condizionato. Un vero peccato.

Al momento cosa hai pensato?

Ho pensato subito: “Non è possibile”. È la prima volta che mi capita di prendere un rosso del genere in carriera, non è da me. Dopo 20 secondi dall’ingresso in campo, vivere una situazione del genere... mi sembrava un incubo. Un brutto sogno. Ne ho preso subito atto, sono rientrato negli spogliatoi a testa bassa consapevole di aver sbagliato. Ma, ripeto, ho provato veramente un grandissimo fastidio, perché è una cosa non da me. Incredibile, non riesco a darmi pace.

Abbiamo visto che il portiere del Palermo, Sorrentino, ti ha abbracciato...

Mi ha detto subito: “Giulio, tranquillo, sappiamo tutti che non sei così. Non sei uno cattivo”. A fine partita ho voluto anche parlare con Russo, il direttore di gara. È campano come me e ci incrociamo sui campi da una vita. Ho cercato di spiegare che non sono un violento, ho sempre dimostrato correttezza e sportività. Russo mi ha detto che, a termini di regolamento, non poteva che decidere in quel modo. Ne ho preso atto, ha fatto il suo lavoro e lo ha fatto anche bene ma ci tenevo a digli che non c’era violenza. Chi vede le immagini in televisione e non mi conosce può pensare ad un’entrata per far male, ma non è andata assolutamente così e ho voluto chiarirmi con tutti.

 

ALBERTO MARIANI-ATALANTA - SAMPDORIA  SERIE A TIM 2015-2016

 

Mister e compagni ti hanno detto qualcosa?

È stata comunque una giornata molto bella, il risultato e il momento che vive la squadra sono fantastici. Non nascondo che la mia delusione è stata alleviata tantissimo dalle parole del mister e del suo secondo Bollini, del presidente Percassi che mi ha subito rincuorato e del direttore Marino. Ho 35 anni e non ce n’era bisogno, eppure sono stati davvero tutti grandi. Fin dai primi minuti nello spogliatoio. Ho sentito la solidarietà dei compagni di squadra, con Raimondi e Masiello in testa, e di tanti amici che mi conoscono e che sanno che Giulio Migliaccio non è quello. Mamma mia, non me ne capacito.

Facciamoci una risata: su Twitter sei stato la star del giorno. In tanti hanno commentato il fallo con ironia.

(Ride, ndr) La star del giorno su Twitter? Incredibile. Un po’ d’ironia è comprensibile, espulso dopo 32 secondi contro la mia ex squadra, qualcuno può pensare a chissà cosa. Magari che mi sono lasciato male o che avevo il dente avvelenato. Non è assolutamente così, chi conosce la mia storia e come sono fatto capisce bene quello che sto cercando di spiegare. Sul 2-0, appena entrato in campo, non c’è proprio motivo per fare un fallo del genere. Ho chiesto subito scusa.

Cosa ti hanno detto le tue bimbe Giulia e Ilenia?

Le mie figlie mi hanno chiesto subito: “Papà, come mai ti hanno subito buttato fuori?”, ed io ho avuto un po’ di difficoltà a rispondere. “Ho fatto un’entrata scomposta, ho sbagliato ma non volevo assolutamente far male al mio avversario”, ho risposto. “Papi, abbiamo visto che gli hai messo il piede quasi sull’orecchio...” mi hanno detto ancora. Ho continuato a spiegare che è un errore, che non si fanno interventi così e ci tengo a sottolinearlo perché mi piace avere un’immagine giusta e corretta. Ci guardano tutti, soprattutto i bambini ed è giusto dare un bell’esempio.

Parliamo di cose belle: l’Atalanta sta facendo cose grandiose.

Abbiamo una gran bella squadra guidata da una grande persona, un grande uomo e un grande allenatore. C’è un gruppo fantastico, chi entra risponde sempre presente e questa disponibilità è figlia del lavoro settimanale. Reja e il suo secondo Bollini, insieme a tutto lo staff, preparano le partite veramente molto bene in settimana. Credo che quest’anno ci siano tutti i presupposti per fare qualcosa di più importante rispetto alle stagioni passate.

 

A

 

Il momento decisivo per capire dove può arrivare questa squadra possiamo fissarlo alla fine del mese di febbraio?

Credo di sì, temporalmente parlando è un riferimento importante. A fine febbraio potremo davvero capire che cosa si può fare. Adesso è troppo presto, la strada è quella giusta per divertirsi e dare tante gioie ai nostri tifosi. Andiamo avanti così, uniti e consapevoli di quello che siamo.

Chiudiamo con Denis: sembrava perso, si è riproposto alla grande.

Io lo vedo ogni giorno, si allena sempre al massimo e credo che sia tutto normale. Sono fasi della carriera, ha un fisico importante e magari patisce oltre modo il fatto di giocare con un po’ meno continuità. Domenica ha confermato ancora una volta di essere un giocatore di grandissimo affidamento: i numeri sono sempre dalla sua parte. Noi non abbiamo mai avuto nessun dubbio su German.

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