Ragioni per sperare in Borriello (ha pure tolto la calzamaglia)
Marco Borriello, attaccante in forza all’Atalanta dallo scorso 30 gennaio, è il miglior centravanti a disposizione di Edy Reja. Fisicamente è integro, l’esperienza non gli manca e nel mini-campionato che la Dea dovrà affrontare da qui al 15 maggio (10 partite) servono come il pane la sua capacità di far salire la squadra e di giocare spalle alla porta. Certo, con qualche gol sarebbe tutto più semplice, ma andiamo per gradi e analizziamo per bene la questione. Perché? Semplice: nelle 7 partite in cui l’ha avuto a disposizione Reja lo ha utilizzato dall’inizio, incredibilmente, solo 2 volte.
Calzamaglia e atteggiamento? Contano le prestazioni. Partiamo dai dettagli stilistici e dall’atteggiamento che il giocatore ha in campo e non solo. Parecchi tifosi gli contestano di scendere sul terreno di gioco non con tutte le convinzioni, di non essere al 100% dentro all’Atalanta e di avere un atteggiamento poco incline alla lotta. Con quei capelli impomatati, il viso sempre perfetto e talvolta pure la calzamaglia, Borriello non lascia l’impressione di essere un guerriero. Una valutazione di questo tipo, superficiale e sommaria, non può però cancellare le prestazioni del ragazzo.
Quando è entrato in campo, il centravanti ex-Carpi ha sempre fatto vedere di saperci fare con il pallone. Magari non è spettacolare nelle giocate ma, va ricordato, è giunto proprio nel momento peggiore della stagione atalantina. Al pubblico può non piacere il fatto che spesso venga colto a fare shopping a Milano ma qui bisogna capirsi: all’Atalanta, oggi, interessa quello che Borriello può dare dentro al terreno di gioco. Da qui a due mesi, nelle 10 partite che mancano, il suo lavoro sarà prezioso sia nello sviluppo della manovra che in area di rigore. Calzamaglia o no, Borriello va sostenuto perché in rosa non c’è nessuno che può giocare meglio di lui da centravanti.
In coppia o nel tridente, il titolare è lui. Nel gruppo nerazzurro, in stagione, si sono alternati 4 attaccanti centrali: Denis, Pinilla, Borriello e Monachello. Detto che quest'ultimo è un giovane di grande prospettiva e che da qui alla fine non pare scorretto concedergli qualche minuto, Denis e Pinilla hanno fatto fatica in questa stagione, per motivi opposti. Il Tanque, tornato in Argentina tra applausi e tributi, è parso in calo di forma notevole da ormai un anno e mezzo, come innegabilmente ravvisato da tanti.
Per Pinilla il ragionamento è un po’ diverso: se da un lato quando sta bene il cileno è determinante, quest’anno sono già 13 su 28 le partite saltate per squalifica o infortunio. Il ginocchio del classe 1984 di Santiago non è messo benissimo, contro Verona, Empoli, Sampdoria, Fiorentina e Carpi l'attaccante ha faticato molto, e da qui alla fine del campionato Borriello può guadagnarsi quindi più spazio. In coppia con un altro attaccante (sia Pinilla o Monachello) oppure come terminale offensivo del tridente.
Verona e Juventus: le due da titolare dell’ex Carpi. Eppure fin qui l’ex Carpi ha giocato dal primo minuto solo 2 volte con l’Atalanta. È successo a Verona con l’Hellas e in casa con la Juventus. Non sono arrivati gol, ma le prestazioni, in entrambi i casi, sono state ampiamente sufficienti. Al Bentegodi, Borriello ha sfiorato ila rete nel primo tempo, e quando la squadra è rimasta in 10 si è caricato sulle spalle il peso di tutto l’attacco regalando buoni palloni per i compagni.
Contro la Vecchia Signora, al cospetto di gente come Bonucci e Barzagli, Borriello non ha sfigurato ed anzi è stato protagonista dell’unica azione in verticale della Dea: assist di de Roon, palla protetta e cross al centro per lo stesso olandese. La protezione della palla e le movenze sono quelle del centravanti vero, non sarà più di primo pelo come quando battagliava nel Milan o nella Roma, ma all’Atalanta serve qualcuno in grado di stare in campo, difendere la sfera, far salire i compagni e rendersi pericoloso in zona gol. Che sia simpatico, spettacolare, spettinato e con la bava alla bocca importa poco.