Zapata incontra il suo passato «Sono tranquillo, il gol arriva»

Zapata incontra il suo passato «Sono tranquillo, il gol arriva»
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I problemi sono due: non ha ancora segnato in serie A e non ha nemmeno assaggiato i casoncelli. Per il difetto gastronomico dovrebbe essere facile intervenire, ma per il gol che manca tocca solo a lui mettere una pezza e accendere finalmente i motori. Duvan Zapata, attaccante colombiano della Dea arrivato dalla Sampdoria in estate, domenica incontra il suo passato e la speranza di tutti è che possa finalmente cancellare quello zero dalla casella dei gol fatti in campionato. Per lui, per i suoi bimbi che finalmente saranno felici e per tutto il popolo della Dea.

Zapata, partiamo forte: quando inizia a fare gol?

«Questa è una bella domanda. La verità è che sto facendo di tutto per segnare, prima o poi il gol arriverà. Sono tranquillo, credo che ormai sia vicino quel giorno e non avverto particolare pressione. Sono consapevole che la squadra ha bisogno di fare gol e del mio contributo, lo stile di gioco è nuovo ma cerco ogni volta di migliorare».

In cosa è diverso il gioco che le chiede di fare Gasperini?

«Ci sono movimenti diversi che devo fare, altri che invece fanno parte delle mie caratteristiche e che devo limitare perché nel nostro modo di giocare non sono utili. Miglioro, ma ci sono situazioni in cui sbaglio e devo impegnarmi al massimo per avvicinarmi sempre di più a come gioca la squadra, a quello che chiede il mister. Ad esempio, a volte vengo incontro, ma magari devo stare più avanzato lasciando lo spazio ai centrocampisti che si inseriscono: sono cose normali nella costruzione della manovra, il tempo per lavorare non manca e già abbiamo fatto molto per arrivare ad avere automatismi oleati. Sappiamo tutti che adesso manca solo il gol e io sono il punto di riferimento».

A Firenze la squadra ha fatto molto bene...

«Quando dico che io e la squadra dobbiamo fare meglio mi riferisco al risultato, alla necessità di fare gol. Per me è indifferente avere il Papu vicino o meno, quello che è meglio per la squadra lo decide il mister e io cerco di adeguarmi. A Firenze abbiamo obiettivamente abbiamo giocato bene e quindi manca da fare quel saltino in avanti per strappare anche i risultati. Con il Papu l’intesa migliora, inizialmente doveva capire i suoi movimenti e da questo punto di vista più passa il tempo più riusciamo ad affiatarci».

Fisicamente come si sente?

«Ogni partita che passa mi sento sempre meglio, in alcune occasioni magari riesco a fare di più e in altre meno, ma complessivamente, da quello che sento in campo, capisco che sono in crescita. Si può sempre migliorare, il modo di lavorare qui è molto diverso e c’è molta più intensità rispetto a quello a cui ero abituato. Certamente rispetto a Genova, ma anche in generale».

La prossima partita sembra l’occasione perfetta per sbloccarsi in campionato...

«È bello pensare che possa arrivare il gol domenica con la Sampdoria, con loro ho un ottimo rapporto e insieme ai sudamericani mi sono trovato molto bene. Soprattutto con loro, ma anche con gli altri. Cercherò di sbloccarmi, ma di sicuro se non dovesse essere così andrò avanti a lavorare. Loro sono una squadra tosta, l’anno scorso eravamo stati sesti per molto tempo e quindi non mi stupisce quella posizione di classifica. Per nulla. Credo che Giampaolo sia un allenatore in gamba, mi fa piacere che stia facendo così bene».

È stupito del campionato che sta facendo l’Atalanta?

«Le aspettative sono alte, c’era la voglia di continuare in Europa e in campionato si pensava di avere più punti, ma penso che per ora non siamo in ritardo. Abbiamo tutte le possibilità per fare meglio sotto il profilo dei punti conquistati. Siamo solo all’inizio».

 

 

Che Sampdoria si aspetta?

«È una squadra che sa palleggiare, lavorano molto con il fuorigioco e sono una squadra tosta. Quagliarella è un grande giocatore, segna sempre e dimostra ogni giorno che l’età non conta. In difesa c’è Andersen contro cui spesso l’anno scorso, in allenamento, facevamo a sportellate: è molto bravo, dal punto di vista tecnico è forte. Con lui anche Tonelli credo sia tatticamente bravo. Sarà dura, ma dobbiamo andare in campo con le nostre caratteristiche per fare una partita da Atalanta: con intensità e grinta, possiamo farcela».

Lei ha due figli, di solito i bambini si esaltano sempre per i gol. I suoi che le dicono?

«Dantzel (6 anni) e Dayton (4 anni) sono ancora piccoli per capire bene la dinamica del gioco. Stanno imparando. Ogni volta che arrivo a casa mi chiedono “Papà, hai fatto gol?”, io per ora devo rispondere di no e loro sono un po’ tristi. Quando invece rispondo di sì li vedo super felici, sono bambini: il trucco forse è rispondere sempre in modo affermativo almeno sono contenti».

A inizio stagione si parlava di 12-13 gol, le servono spazi per arrivarci?

«Il mio obiettivo non è cambiato, voglio fare meglio dell’anno scorso. Ogni volta che ho iniziato una stagione in Italia ho sempre cercato di progredire in termini di reti segnate, finora ci sono riuscito e voglio ripetermi anche a Bergamo. Chiaramente con più spazio a disposizione ho più possibilità, ogni partita però è diversa e quindi se non ce ne sono cercherò di tirar fuori qualcosa d’altro dal cilindro per essere prezioso per la squadra».

La vediamo tranquillo, anche la squadra vive il momento allo stesso modo?

«Sono molto sereno e devo dire che è lo stesso stato d’animo che si respira nello spogliatoio. Siamo consapevoli della situazione e sappiamo dove dobbiamo migliorare, la società e i tifosi ci danno grande supporto per cercare di uscire da questo periodo. Dobbiamo ritrovare la vittoria, scendiamo in campo e conquistiamola».

Come va il suo ambientamento a Bergamo?

«Mi trovo molto bene, per me è il sesto anno in Italia e in città mi sento a mio agio. Bergamo assomiglia a Udine in certe cose, qui apprezzo molto Città Alta e anche l’altro ieri sono stato con la famiglia a passeggiare. È una città tranquilla, a misura d’uomo e dove si vive bene. Sono felice».

E i casoncelli li ha provati?

«I casoncelli? Non li ho ancora provati, rimedierò».

Ultima domanda, i suoi capelli: sono molto particolari, questo look ha un significato speciale?

«In famiglia abbiamo tutti la stessa testa, ma non è che se me li taglio faccio la fine di Sansone e perdo tutte le forze. È uno stile che porto avanti da quasi un anno, per fare contento il mio bambino che li ha identici ai miei. Più li faccio crescere, più lui li tiene lunghi. Anche mia figlia e mia moglie Diana hanno la stessa capigliatura. Siamo una bella famiglia».

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