Di Ezio Foresti*
Sappiamo che i sentimenti non sono proprio il nostro forte. Diciamo che ne proviamo anche noi, spesso in modo profondo, ma siamo bravissimi a nasconderli agli occhi degli altri. In realtà siamo persone de cör, capaci di gesti nobilissimi e di affetti sinceri.
Ne è la prova la presenza, in diversi detti e modi di dire, del muscolo che ci mantiene in vita, il simbolo dell’amore. Molti dei nostri comportamenti sono compiuti col cör in di mà, cioè con sincerità e lealtà.
Quando poi siamo particolarmente coinvolti, arriviamo al punto di fare le cose con töt ol cör, cioè con la migliore disposizione dell’animo. Iga cör, invece, non parla di romanticismo, ma di coraggio. Significa infatti essere «ardito, d’animo intrepido». Come chiarisce la locuzione iga ü cör de leù.
Lo stesso significato, ma con connotazione negativa, ha l’espressione iga ü cór de Nerù, con il chiaro riferimento al crudele imperatore romano. Lo stesso concetto può essere espresso con iga ol pél söl cör, che trasmette l’immagine efficace di un cuore con caratteristiche bestiali.
Passando a un’altra delle nostre doti, la schiettezza, c’è da segnalare iga ’n del cör chèl che s’gh’à sö la lèngua, a segnalare il nostro amore per la verità senza compromessi. In alcuni casi c’è una curiosa sovrapposizione tra ragione e sentimento, come quando usiamo indà fò del cör per indicare una dimenticanza, o vègn in del cör per dire che qualcosa ci è tornata in mente.
A l’me piàns ol cör è una frase usata in caso di un dispiacere intenso, superato però dal dolore di a l’me s-ciòpa ’l cör. Un po’ ermetica la rima del proverbio cör no döl piàns no s’pöl, che il Tiraboschi chiarisce così: «Chi non ha proprio interesse in un affare non ne sente pena».
Per ultimo un motto che il nostro lessicografo giudica “bellissimo”: ol cör no l’isbaglia. Insospettabilmente, quindi, anche noi sosteniamo le ragioni del cuore.
*in memoria