Scuole di frontiera

Al Pesenti di Bergamo servono più professori di sostegno, «ma decide l'algoritmo»

L'istituto professionale è un modello d'inclusione. Accoglie ragazzi di 47 nazionalità. La dirigente ha chiesto docenti in più. Inutilmente

Al Pesenti di Bergamo servono più professori di sostegno, «ma decide l'algoritmo»
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di Ettore Ongis (nella foto, la dirigente Migani e il prof Conte)

Più che una scuola, il Pesenti è un piccolo mondo. Novecento alunni, tra diurno e serale, e quasi uno su due è di origine straniera. Nelle aule e nei laboratori si ritrovano ragazzi di 47 nazionalità diverse. C’è il sudamericano accanto all’indiano, l’africano compagno di banco del cinese, il russo che sorride all’ucraino. Vengono qui a imparare un mestiere più che a spaccarsi la testa sui libri, ma imparano, eccome.

Anche al Pesenti, come in tutte le scuole, ci sono studenti con disabilità: sono in tutto 49, quattro dei quali certificati come gravi. Quando il gruppo di lavoro inter-istituzionale provinciale si è trovato per decidere quanti docenti di sostegno assegnare a ogni istituto, il criterio applicato è stato equo e rigoroso: un insegnante per ogni alunno disabile grave e uno ogni tre per disabili non gravi. Al Pesenti il conto è presto fatto: diciannove cattedre.

Ma fin da agosto la dirigente dell’istituto, Veronica Migani, ha fatto presente all’Ufficio scolastico territoriale, la necessità di avere qualche insegnante di sostegno in più, motivando la richiesta col fatto che la sua scuola «ha a che fare con due tipi di inclusione che viaggiano in parallelo: quella, appunto, dei ragazzi disabili e quella di chi proviene da altri Paesi, che da noi si presenta in percentuali decisamente superiori rispetto ad altri istituti». Dice la dirigente: «Anche se questa scuola ha una lunga tradizione di accoglienza, il sovrapporsi di queste due situazioni di difficoltà è complicato da gestire».

La richiesta è stata ripetuta tre volte, ma non è arrivata nessuna risposta. Pazienza. La professoressa Migani, senza alzare i toni, si limita a ripetere ciò che dovrebbe essere ovvio: «Quando vengono decise le risorse per il sostegno vengono utilizzati degli algoritmi. Ma è evidente che se hai tre persone con disabilità in una classe in cui tutti gli studenti sono stranieri, magari alcuni appena arrivati in Italia, la gestione è molto più complicata. L’algoritmo purtroppo non tiene conto di questo». Un concetto ribadito dal professor Dario Conte, il docente che (...)

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