Calo degli studi classici a Bergamo: il Sarpi passa da 140 a 110 nuove iscrizioni in un anno
La crisi del liceo classico in città riflette un trend nazionale. I presidi: «Non dobbiamo dimenticare il valore formativo delle materie classiche»

Il calo di iscrizioni nelle scuole superiori di Bergamo per il 2025-2026 colpisce in modo particolare i licei classici. I dati mostrano una flessione persino per il prestigioso Sarpi, mentre il Sant'Alessandro resiste con una lieve crescita, ma su numeri limitati. Un quadro che riflette le tendenze nazionali e regionali.
I licei classici a Bergamo
Dati alla mano, appare evidente come gli studi classici fatichino a mantenere la loro tradizionale attrattiva di fronte alla crescente popolarità degli indirizzi scientifici e tecnici. Il Liceo Paolo Sarpi, storica istituzione cittadina, ha registrato un calo significativo nelle iscrizioni: da 140 a 110 studenti rispetto all'anno precedente. Un trend che si tradurrà in una riduzione delle classi prime, passando da 6 sezioni in uscita a sole 4 in entrata per il prossimo anno scolastico.
Numeri in controtendenza, invece, per quanto riguarda il liceo classico dell'Opera Sant'Alessandro. Come riporta L'Eco di Bergamo, l'istituto privato mostra segnali di resilienza con un incremento da 10 a 12 iscrizioni e prospettive di ulteriore crescita durante l'anno.
Contesto regionale e nazionale
Tale fenomeno si inserisce in un quadro molto più ampio che vede la Lombardia attestarsi su percentuali tra le più basse in Italia per gli studi classici, con solo il 3,22% delle preferenze, in calo rispetto al 3,7% di due anni fa. Un dato che contrasta nettamente con regioni come Calabria, Lazio e Sicilia, dove l'interesse per il classico raggiunge il 9% delle iscrizioni totali.
«La Lombardia, essendo una zona fortemente industriale, è più orientata al fare che al contemplare» spiega il dirigente del Sarpi, Claudio Ghilardi, evidenziando come le politiche governative stiano privilegiando la formazione tecnico-professionale. Una tendenza che però, secondo i docenti, rischia di trascurare il valore formativo degli studi classici.
Innovazione nella tradizione
Le scuole si stanno muovendo per invertire il trend, a partire dal liceo Sant'Alessandro. L'istituto bergamasco ha adottato il cosiddetto "metodo Cambridge" per l'insegnamento delle materie classiche, un approccio che mira a modernizzare la didattica mantenendo il rigore dello studio. Come sottolinea la docente Chiara Chiozzini, l'obiettivo è «attualizzare le tematiche e cercare nei testi l'Uomo, per ritrovare una connessione con il passato».
Nonostante le difficoltà, i dirigenti scolastici ribadiscono l'importanza degli studi classici nell'era della tecnoscienza. «Il presente non basta» afferma Annamaria Gabbiadini, preside del Sant'Alessandro, sottolineando come il pensiero critico, elemento distintivo rispetto all'intelligenza artificiale, trovi proprio nei classici il suo terreno di sviluppo più fertile.
Un buon articolo che però non indica nel calo demografico la possibile causa. Importante poi sottolineare come anche gli di immigrati di seconda generazione spesso abbandonano gli studi dopo la licenza media,oppure interrompano gli studi subito dopo. Probabilmente le continue riforme scolastiche non risultano così attrattive specialmente nei programmi didattici che risultano obsoleti e spesso non al passo coi tempi dal punto di vista pratico. Capita che in Italia tutto ciò che non produce reddito risulti solamente un costo e quindi ci si investe il minimo giusto per non farlo scomparire.
Le difficoltà logistiche per arrivare ogni mattina in Città Alta e l'impegno necessario per uscire con successo dal Sarpi on invogliano la potenziale "clientela".
Sintomo del decadimento morale ed etico della società.