Censura al Natta di Bergamo? Gli studenti rispondono e difendono la preside
L'Istituto scolastico è accusato di aver vietato laboratori e i termini "antifascismo" e "transfemminismo". La replica di ragazze e ragazzi
di Marta Belotti
«Non abbiamo vietato o boicottato nulla e la politica non c’entra. Alcune tematiche vanno affrontate con serietà, nei tempi e secondo le procedure adatte». È la risposta di Margherita Paris, una delle rappresentanti d’Istituto del Natta, finito al centro di una polemica scoppiata a seguito di un «comunicato congiunto scritto dall’Unione degli Studenti Bergamo e dai rappresentanti della Consulta studentesca» della scuola, sottoscritto da Progetto Adriana, Immaginare Orlando, Lab Queer Community e da «studenti e studentesse dell’Isis Natta».
Proprio su quest’ultima “firma”, però, la rappresentante ha qualche perplessità: «Come possono averlo letto e condiviso tutti i 1.500 studenti? Inoltre, sappiamo per certo che solo uno dei due rappresentanti della Consulta studentesca è coinvolto nella questione, non entrambi come sembrerebbe dal testo».
Sebbene questi non siano dettagli secondari, è bene inquadrare la questione dall’inizio. L’8 giugno, al Natta è stata organizzata la cogestione, una giornata di laboratori (più di una ventina) tenuti da risorse interne ed esterne e ai quali i ragazzi e le ragazze si sono potuti iscrivere.
Tra i laboratori, c’erano quelli di Immaginare Orlando, di Progetto Adriana e Anpi e di Lab Queer Community, che sono poi stati modificati e l’ultimo eliminato. Secondo “l’accusa”, ciò sarebbe stato fatto «in sordina, senza aver consultato nessun organo rappresentativo dell’Istituto». Nel comunicato si dice che la scuola «ha cancellato il laboratorio Queer; vietato di utilizzare la parola “antifascismo”; vietato di utilizzare la parola “transfemminista”».
Ma Paris spiega che la questione ha avuto uno sviluppo più articolato rispetto a come è stata esposta nel comunicato: «Inizialmente, quando ci sono arrivate le proposte dei laboratori, è nata una riflessione sui tre in questione, come anche su altri delicati, per esempio un laboratorio sul poker. Sapevamo che avrebbero potuto essere motivo di discussione, ma, trattandosi di temi di attualità, li volevamo fare. Sono però stati necessari alcuni cambiamenti. È vero, il laboratorio Queer è saltato, ma perché non ci è stato spiegato esattamente di cosa si sarebbe parlato e perché era tenuto da un’associazione esterna con la quale il Natta non aveva mai collaborato, quindi avremmo avuto bisogno di più tempo per una valutazione».
Nel complesso, Paris prende le difese della dirigente Maria Amodeo: «Non è giusto far ricadere le colpe su di lei, che è sempre stata attenta al dialogo con noi studenti, e infangare così il nome della scuola, una delle più inclusive di Bergamo. Il confronto con la preside c’è stato. È venuta lei stessa in aula per incontrare noi rappresentanti d’istituto e i due della consulta per decidere insieme come affrontare la questione».