il commento della provincia

Corso d’educazione sessuale discriminatorio? La consigliera di parità: «Approfondiremo»

Il corso promosso dalla scuola paritaria La Traccia di Calcinate è finito al centro di un esposto. L'istituto respinge tutte le accuse, ma l'Ente di via Tasso fa sapere che vigilerà e di essere disponibile a un confronto

Corso d’educazione sessuale discriminatorio? La consigliera di parità: «Approfondiremo»
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«Ritengo che la questione sollevata imponga, in primo luogo, i doverosi approfondimenti e controlli richiesti, rispetto al cui svolgimento e ai cui esiti sarò vigile, avviando, non appena sarò formalmente raggiunta dalla segnalazione, la necessaria interlocuzione con la Dirigente dell'ufficio scolastico territoriale di Bergamo».

Così la consigliera di parità della provincia di Bergamo Roberta Ribon interviene in merito all’esposto presentato al Provveditorato provinciale e all’Ufficio scolastico della Lombardia contro la scuola paritaria La Traccia di Calcinate, rea di aver promosso a detta dei firmatari un corso di educazione sessuale e all’affettività caratterizzato da «pregiudizi ideologici e religiosi».

La petizione online

All’esposto ha fatto seguito una grande eco, tanto che la sottoscrizione lanciata online sulla piattaforma Change.org ha raccolto oltre cinquemila firme «a tutela della dignità e dell’identità sessuale degli adolescenti».

Nel documento, inviato per conoscenza anche all’Ente di via Tasso e al Ministero dell’Istruzione, si sottolineava come il corso si demonizzi «la pornografia, l’autoerotismo e le fantasie sessuali, mettendo sullo stesso piano omosessualità, bisessualità e pedofilia.

Stando a quanto riportato nella segnalazione, uno studente del terzo anno della scuola media avrebbe segnalato l'impiego da parte del docente titolare del corso, il professor Armando Baldassin, di schede tratte dal manuale in dotazione (di cui sarebbe anche l’autore) nelle quali viene proposto «un programma ispirato al più rigido binarismo di genere, in virtù del quale maschi e femmine avrebbero una naturale e biologica predisposizione (una “connotazione interiore”) a provare emozioni e sentimenti diversi, a sviluppare qualità caratteriali diverse (i maschi “l’avventura”, “la solidità”, “l’impulsività”; le femmine “la cura della vita”, “l’emotività”, la “dedizione”) e, in definitiva, a svolgere ruoli di genere diversi».

Nel libro verrebbe anche proposta «una nozione distorta della omosessualità – si legge in un comunicato della Provincia - definita quale espressione di una personalità disorientata, di cui vengono indagate in maniera antiscientifica l'eziologia, di matrice omofoba, e la possibile cura, sottoforma di terapie riparative».

La risposta della scuola

Se da un lato i promotori dell’esposto lamentano la scarsa propensione al dialogo da parte di scuola e professore, dall’altro l’istituto paritario ha respinto ogni accusa, spiegando che «il percorso di educazione all’affettività in vigore presso l’istituto scolastico non adopera le pagine e i materiali menzionati, pertanto l’oggetto dell’esposto non sussiste, e la scuola è disponibile a darne documentazione alle autorità preposte qualora lo richiedessero».

Il libro, editato nel 2011, sarebbe è da anni fuori commercio e non utilizzato come sussidio fornito né agli alunni, né ai docenti. «Il nostro istituto, estraneo da sempre a scontri ideologici – sottolineava un comunicato stampa -. in questi tempi di emergenza educativa aggravata dalla pandemia, intende proseguire il suo percorso formativo quotidiano, che si svolge nel rispetto del valore di ogni persona, delle normative vigenti, dell’autonomia scolastica e si fonda sul patto stipulato con le famiglie che da 36 anni condividono e sostengono il nostro impegno educativo».

Il commento della Provincia

Se i fatti contestati fossero verificati «staremmo assistendo ad un gravissimo attentato alla tutela della dignità, dell’identità personale, sessuale e di genere, nonché dell’orientamento sessuale, di schiere di pre-adolescenti, il cui equilibrio psicofisico sarebbe gravemente minato nella delicata fase del proprio sviluppo», ha commentato la consigliera Ribon.

Parole che lasciano intendere la volontà a contrastare ogni forma di discriminazione basata sull'orientamento sessuale e sulla identità di genere. «Come consigliera di parità sono chiamata a promuovere il superamento degli stereotipi di genere con i quali le bambine e i bambini entrano in contatto – aggiunge Roberta Ribon -. Sarò disponibile ad attivare anche un confronto con l'istituto scolastico La Traccia, nell'ambito del quale sia auspicabilmente possibile condividere una comune sensibilità alle diversità in ragione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere affinché sia garantito che i bisogni e le peculiarità intrinseche alle persone trovino risposte adeguate a partire proprio dai contesti formativi ed educativi».

«La questione – conclude Ribon - è importante precisarlo, rileva tanto più in quanto si tratta di una vicenda che si colloca nel contesto educativo e a opera di un docente, il cui ruolo imporrebbe una sensibilità e un’accortezza che da quanto contenuto nell’esposto non pare risultare».

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