"Carriera Alias"

Fratelli d'Italia contro il liceo Secco Suardo per l'opportunità data agli studenti che vogliono cambiare genere

Per il consigliere comunale Bianchi il procedimento «contrasta con le norme giuridiche», per la consigliera regionale Mazzali è un «pericoloso precedente»

Fratelli d'Italia contro il liceo Secco Suardo per l'opportunità data agli studenti che vogliono cambiare genere
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È polemica per il possibile ingresso della “carriera alias” nel liceo delle scienze umane Secco Suardo di Bergamo. A sollevarla è Fratelli d’Italia, in questo caso per bocca del consigliere comunale Filippo Bianchi e della consigliera regionale Barbara Mazzali.

«Questo procedimento contrasta con le norme giuridiche, che non prevedono di poter utilizzare ufficialmente pronomi e nomi diversi da quelli certificati – dice Bianchi -. Già questo dovrebbe bastare per chiedere al liceo di ripensarci». «Gli studenti delle scuole superiori – aggiunge Mazzali - sono in un’età delicatissima e una proposta del genere non giova alle loro scelte e alla loro tranquillità».

Ma di preciso cosa è la “carriera alias”? Di fatto, rappresenta un’opportunità a disposizione dei giovani che hanno scelto di intraprendere un percorso di cambiamento di genere, che consente loro di essere chiamati come preferiscono a seconda della percezione che hanno di sé. Gli alunni possono richiedere una sorta di profilo alternativo e temporaneo che sostituisca il nome anagrafico con quello scelto. Questa novità sarebbe un unicum nelle scuole superiori nella provincia di Bergamo e, per Barbara Mazzali, potrebbe costituire un «pericoloso precedente».

«Il timore – spiega - è che il liceo Secco Suardo faccia da apripista ad altri istituti lombardi. I genitori, primi responsabili dell’educazione dei loro figli, non sono stati coinvolti, ma espropriati del loro diritto di conoscere e valutare il progetto con i tempi e i modi necessari. Purtroppo, Regione Lombardia non ha voce in capitolo, ma mi auguro che a Roma si prendano provvedimenti per la tutela degli adolescenti minorenni».

Secondo quanto riferito da Filippo Bianchi, inoltre, la “carriera alias” non sarebbe stata esposta «con tempi congrui» a genitori e docenti. «Tutto questo potrebbe forzare la mano agli adolescenti – aggiunge Bianchi - e condurli a prendere una decisione che poi condizionerà il loro futuro senza la dovuta tranquillità. Ricordiamoci che stiamo parlando di ragazzi in fase di crescita molto delicata, non di adulti, che dovrebbero dunque vivere questo momento non amplificato dalla risonanza che si può avere all’interno di una scuola, non preparata tra l'altro ad affrontare un percorso così complesso con idonee strutture, organizzazione e processi educativi, assimilati per tempo da docenti e genitori».

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