I dati

Il rapporto AlmaLaurea 2022 conferma: l'Università di Bergamo piace e fa trovare lavoro

A un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è del 78%. Il 93,1% si dichiara soddisfatto dell'Ateneo

Il rapporto AlmaLaurea 2022 conferma: l'Università di Bergamo piace e fa trovare lavoro
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L'Università di Bergamo si conferma oltre la media nazionale tra gli atenei italiani sia per età media di conseguimento del titolo di laurea che per la percentuale dei laureati in corso. È quanto emerge dal rapporto 2022 di AlmaLaurea sul profilo dei laureati, che ha analizzato le performance formative di circa trecentomila laureati del 2021 in 77 università. Quelli relativi all'ateneo bergamasco sono 4.680: poco più di tremila (3.010) sono di primo livello, mentre 1.537 magistrali biennali e 130 a ciclo unico; i restanti sono laureati in altri corsi pre-riforma.

Sergio Cavalieri, rettore dell'Università di Bergamo

Università di Bergamo: un po' di dati

L'età media alla laurea, come abbiamo accennato, è superiore alla media nazionale: tra i 25 e i 26 anni. Un dato su cui incide il ritardo nell'iscrizione al percorso universitario. Non tutti i diplomati, infatti, si immatricolano subito dopo aver ottenuto il titolo di scuola secondaria superiore. Il 70,1% dei laureati termina l'università in corso, mentre il voto medio è 100,2 su 110. La quota di laureati di cittadinanza estera è complessivamente pari al 3,8%, mentre il 5,5% proviene da fuori regione.

Per quanto riguarda l'ambito dei tirocini e delle esperienze, il 64% dei laureati ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi. Chi ha compiuto un'esperienza all'estero riconosciuta (ad esempio l'Erasmus) è invece soltanto l'8,1%. Anche il grado di soddisfazione è elevato ed è stato analizzato prendendo in considerazione l'opinione espressa nel complesso dei laureati in merito a diversi aspetti. Il 93,1% è soddisfatto del rapporto con il corpo docente, mentre il 90,4% ritiene il carico di studio adeguato alla durata del corso. In merito alle infrastrutture, l'85,8% considera le aule adeguate. Più in generale, il 93,1% si dichiara soddisfatto dell'esperienza complessiva.

Per il mondo del lavoro, è stata svolta un'indagine parallela che ha coinvolto 2.576 laureati triennali del 2020 contattati dopo un anno dal titolo (nel 2021). Escludendo i laureati che hanno deciso di proseguire il percorso formativo, a un anno dal conseguimento del titolo il tasso di occupazione è del 78%. Tra gli occupati, il 34,7% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, mentre il 42,5% ha iniziato a lavorare soltanto dopo la laurea. Il 35,5% di chi è occupato può contare su un lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato, mentre il 36,9% su un lavoro non standard. Il 7,1% svolge un'attività autonoma. Il lavoro part-time coinvolge il 21,9%.

Ma quanti fanno quello per cui hanno studiato? L'indagine ha preso in esame l'efficacia del titolo, che combina la richiesta della laurea per l'esercizio del lavoro svolto e l'utilizzo nel lavoro delle competenze apprese all'università. Il 51,5% degli occupati considera il titolo molto efficace o efficace per il lavoro svolto. Il 41,9% dichiara di utilizzare in misura elevata le competenze acquisite all'università.

«Il nostro impegno come Università di Bergamo è quello di offrire nuove opportunità tanto ai giovani quanto al mercato del lavoro - dichiara il prof. Sergio Cavalieri, rettore dell'Università di Bergamo -. Il rapporto di AlmaLaurea sulla nostra Università e, in particolare, sui nostri laureati ci rende fieri e ci responsabilizza ulteriormente nella nostra azione di programmazione strategica. Siamo molto soddisfatti dei dati emersi sul profilo e la condizione occupazionale. L’età media del conseguimento del titolo, tra i 25 e i 26 anni, è perfettamente in linea con la media delle università lombarde e nettamente superiore alla media nazionale, così come lo è la percentuale dei laureati in corso (70%). In generale, l’analisi è molto positiva e anche condivisa dagli stessi studenti: la percentuale di studenti che si ritiene soddisfatta dall’esperienza universitaria nel suo complesso tocca una punta superiore al 93%. Il rapporto presentato dimostra, ancora una volta, che laurearsi è un indispensabile investimento per il futuro».

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