Vita da supplente

La lettera dell'insegnante: «L'algoritmo non ha voluto che rivedessi i miei studenti»

Lo sfogo di un docente. Graduatorie, punti in classifica, tabelle, preferenze. La scuola nei meccanismi del “burattinaio” tecnologico

La lettera dell'insegnante: «L'algoritmo non ha voluto che rivedessi i miei studenti»
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di Fabio Busi

Ogni volta che si parla di graduatorie, di punti in classifica (con i decimali!), di algoritmi che scelgono sulla base di tabelle ed elenchi di preferenze, il commento è sempre quello: tutto ciò avviene sulla pelle degli studenti.

Bisogna aggiungere però che avviene anche sulla pelle dei docenti: esseri umani, in teoria. La casistica è molto vasta, sterminata. L’algoritmo sarà anche intelligentissimo, ma in qualche modo è cieco. Il computer non vede il lato umano, non conosce la volontà, e soprattutto agisce in automatico. Un tempo ci si presentava al provveditorato e si rispondeva sì o no. Oggi pensiamo che sia meglio un'intelligenza artificiale, che in realtà crea infinite distorsioni. Ti trovi a dover cambiare ogni anno, trasferirti, modificare il tuo orizzonte quotidiano, quando la scuola che desideravi (e la classe che avevi l’anno prima) magari è finita a un collega con molti meno punti di te. E allora viene difficile amare un lavoro che in realtà è stupendo, ma il sistema sembra voler a ogni costo disumanizzare.

Ecco perché questa lettera arrivata in redazione ci ha colpito. Racconta bene il turbinio di gioie, insicurezze e paure di questi esseri umani mai abbastanza vituperati che rispondono al nome di supplenti.

Gentile Redazione,

mi rivolgo a voi come se foste un ipotetico mio superiore che voglia ascoltare per qualche minuto la vita e soprattutto la mia condizione di insegnante, meglio ancora di “docente”, come si dice oggi.

Vivo questa condizione dal novembre del 2020, annus horribilis che ricordiamo tutti, l’anno del Covid. Fui allora nominato per una supplenza part time, per la quale da Roma, la mia città natale, mi sono spostato nel comune di Osio Sotto, in provincia di Bergamo. Ho svolto il mio dovere di insegnante con dedizione e con passione, affrontando mille difficoltà di adattamento al luogo (per me del tutto ignoto), ai modi, agli spazi. Vengo nominato coordinatore di classe. È la mia prima esperienza. Imparo a voler bene ai ragazzi, e loro a me.

Secondo anno. Mancato incarico da Gps (Graduatorie provinciali di supplenza): supplenze brevi, scuole elementari, poi ancora medie. Subisco con rassegnazione la continua “mobilità” e la mia vita incerta, oltre che un certo nonnismo, una forma particolare di bullismo esercitata dai vecchi insegnanti nei confronti dei nuovi più giovani. Vado avanti solo. Le mie uniche compagnie sono i collaboratori scolastici, i bambini, i ragazzi.

Terzo anno: mi sposto ancora, di nuovo scuole medie, casi difficili da monitorare. Con la mia auto di seconda mano raggiungo l’istituto ogni mattina. La nuova scuola è un disastro. Un viavai continuo di genitori aggressivi e assenti; il bullismo professionale continua. Alcuni colleghi mi prendono di mira: sono l’alternativo, il “diverso”, quello allergico alle regole non scritte della scuola. Mi vengono fatti dei dispetti di carattere personale. Imparo a sorvolare.

Continuo il mio lavoro con impegno, sperando nell’affetto dei ragazzi e nel concorso di cui si parla e che non viene mai bandito. Conservo nella cartella dei miei documenti una copia dei 24 Cfu presi a Roma, che un tempo si credevano importanti nell’insegnamento, non ricordo se addirittura abilitanti, ora non più. Tengo duro.

Quarto anno. Una convocazione d’istituto, poi un contrordine (...)

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Commenti
Ornella

Io non conosco proprio nulla nel campo dell'insegnamento e neppure dei docenti però per il racconto di questo docente sarei pronta a rinunciare all'insegnamento. Lo ammiro per la sua costanza e per la dedizione . Non è facile trovare docenti con tanta voglia di insegnare e restare vicini ai ragazzi q qualsiasi prezzo e sacrificio. Voglio dire grazie a questo docente. Credo che lo sia per missione più che per professione, altrimenti avrebbe già mollato l'insegnamento e si sarebbe rivolto ad altro lavoro, meno impegnativo e più sostenibile. Sarebbe bello poter cambiare questi sistemi di selezione così complicati e qualche volta inaccessibili. Ma ripeto è un mondo che mi è del tutto sconosciuto. Dopo quel che ho letto, fossi giovane non farei mai l'insegnante. Complimenti cmq per la resistenza a questo sistema.

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