No alle canottiere e sì ai bermuda all'Einaudi di Dalmine, la spiegazione della preside
La dirigente scolastica nega che ci siano state rimostranze da parte degli studenti: «Hanno avanzato una richiesta e l'abbiamo in parte accolta»
di Laura Ceresoli
«Non c'è stata nessuna protesta. Visto il caldo, gli studenti ci hanno chiesto di poter indossare pantaloncini al ginocchio e il Consiglio di istituto ha accolto la loro proposta». Così la dirigente scolastica Maria Nadia Cartasegna cerca di mettere fine al polverone che si è sollevato in questi giorni attorno all'Isis Einaudi di Dalmine.
Motivo del contendere, la circolare che ribadiva la necessità di rispettare il Regolamento d’Istituto che vieta di «assumere atteggiamenti volgari e irrispettosi, anche nell’abbigliamento, non consoni alla situazione e al contesto scolastico». Il malcontento dei ragazzi ha iniziato a serpeggiare sui social e non solo. Una situazione a cui la dirigente ha subito cercato di porre rimedio: «Il regolamento vige da anni - spiega Cartasegna -. Poi l'anno scorso, vista la non disponibilità degli spogliatoi per alcune classi a causa della pandemia, era stato consentito l’utilizzo di pantaloncini al ginocchio solo per gli studenti con l’attività di Scienze motorie in orario».
La dirigente continua: «Dieci giorni fa, nella mia circolare, non ho fatto altro che riprendere un regolamento già noto. Siccome poi ci siamo accorti che, un po' per il caldo in classe e sugli autobus affollati, un po' per la mascherina, c'era del malumore tra gli studenti, abbiamo accolto la richiesta dei rappresentanti di istituto di poter rivedere la regola che vieta i pantaloncini durante le normali lezioni. Ho portato la proposta al Collegio docenti, che ha così autorizzato l'uso di bermuda, ma non naturalmente di pantaloni troppo corti, abiti succinti, canottiere con spalline o scollature eccessive, insomma tutto quello che va contro il normale decoro».
Cartasegna conclude: «La scuola deve avere un atteggiamento di confronto con gli studenti e valutare le loro richieste. In questo caso le abbiamo ascoltate. Certo, mi piacerebbe in futuro che si parlasse del nostro istituto per le sue qualità didattiche e per tutto quello che facciamo ogni giorno per i nostri ragazzi, non certo per questi aspetti, a mio avviso, secondari».