Un sacco di soldi e tanti cantieri per scuole e asili in Bergamasca, ma ci saranno i bambini?
Il Pnrr stanzia fondi per la nostra provincia. Ma si rischia d'investire su aule e banchi che resteranno vuoti. A partire dalle Valli
di Giambattista Gherardi
«L’Italia deve combinare immaginazione, capacità progettuale e concretezza, per consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all’interno di un’Europa più forte e solidale». Sono le parole conclusive del celeberrimo Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) sotto cui ha apposto la propria firma l’ex premier Mario Draghi.
La “Missione 4” del Pnrr riguarda «il potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione» con uno stanziamento di 19 miliardi. Tutto perfetto e condivisibile: c’è bisogno di aule e spazi, per ampliare gli asili nido e consentire alle mamme di trovare lavoro, e alle primarie di offrire mensa e tempo pieno. A monte c’è però un interrogativo, grande come... una scuola: ci saranno i bambini, necessari a riempire questi spazi nuovi e attrezzati?
Eh sì, perché a settembre l’Istat ha nuovamente certificato il costante, inesorabile invecchiamento della popolazione italiana, con la conseguente diminuzione del numero di cittadini.
Si pensi che dai 59,2 milioni di cittadini residenti in Italia, si potrebbe passare a 57,9 nel 2030, a 54,2 milioni nel 2050 e 47,7 milioni nel 2070. Fra meno di cinquant’anni, insomma, saremo dodici milioni in meno. Ai numeri non si scappa e la concretezza invocata da Draghi nella citazione di cui sopra vorrebbe che statistiche e proiezioni la facessero da padrone rispetto al varo di cantieri di ammodernamento che sempre più fioriscono anche in Bergamasca.
Di poche settimane fa, per esempio, è l’annuncio del Ministero dell’Istruzione che ha stanziato 8.719.000 per gli asili nido della città di Bergamo (...)