Questione di... priorità

Vaccini anti-Covid, in Lombardia scoppia la polemica tra scuole e Università

L'accordo tra assessorato al Welfare e Atenei causa malumori. I sindacati parlando di schiaffo per chi lavora a contatto con bambini più piccoli, mentre al Pirellone è bagarre vista l'assenza in Aula della vicepresidente Moratti. Secondo i dati, a oggi solo 249 insegnanti sono stati vaccinati

Vaccini anti-Covid, in Lombardia scoppia la polemica tra scuole e Università
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Da un lato il mondo universitario, dall’altro i docenti delle altre scuole italiane di ogni ordine e grado. È questo il nuovo scontro che si profila all’orizzonte riguardo alle categorie che avranno una priorità nelle vaccinazioni anti-Covid in Lombardia.

Pare infatti imminente per il personale delle università lombarde la possibilità di accedere al vaccino, mentre non si può dire lo stesso per gli altri docenti e insegnanti, che iniziano a manifestare qualche mal di pancia. Così come anche il personale composto da educatori, collaboratori scolastici e insegnanti di sostegno.

«Mentre negli atenei lombardi, a seguito dell’accordo stipulato dall’assessore Moratti con i rettori, si avvierà la campagna vaccinale, resta ancora in attesa, senza alcuna notizia, tutto il personale che lavora nelle scuole a diretto contatto con alunni che non possono indossare mascherine o tenere il distanziamento – sottolineano con disappunto dalla Flc-Cgil -. Qui non si tratta di distribuire pacchi-dono, qui si tratta di buon senso. Già alcuni docenti universitari hanno preso posizione a favore di un piano nazionale sui vaccini con criteri uniformi e trasparenti».

La decisione di Regione Lombardia di privilegiare le Università «è uno schiaffo a tutto il personale scolastico più esposto al rapporto di prossimità, anche fisico, con gli studenti, mentre crescono i casi di contagio tra i giovani sotto i 19 anni – aggiunge il sindacato -. Oggi, finalmente, ci sarà un incontro Regione-sindacati più volte sollecitato, dove esprimeremo chiaramente le nostre perplessità».

La richiesta di includere nella fase 2 del piano vaccinale il personale scolastico, a partire dalle persone che lavorano nella scuola dell’infanzia, era stata avanzata sabato scorso (27 febbraio). «Chi lavora nelle scuole dei più piccoli – conclude la Flc-Cgil - non si è mai fermato da settembre. È sempre stato esposto al virus e oggi lo è ancora di più, essendo a contatto diretto con bambini che non portano la mascherina».

Nel frattempo, non si placano neppure le polemiche in seno al Pirellone, scoppiate proprio per la mancanza di chiarezza in merito alle tempistiche e alle modalità di attuazione e di prenotazione dei vaccini dedicati ai docenti. Secondo quanto riferito oggi (martedì 2 marzo) in Aula dal sottosegretario Fabrizio Turba, che ha risposto a una domanda del consigliere del Pd Samuele Astuti vista l’assenza della vicepresidente e assessore al Welfare Letizia Moratti, sarebbero solo 249 gli insegnanti lombardi che a oggi sono vaccinati. Tutte persone che però lo hanno ricevuto perché appartenenti ad altre categorie.

«I numeri presentati oggi parlano chiaro rispetto al livello di priorità che hanno le scuole secondo Regione Lombardia – attacca il consigliere regionale bergamasco di Azione, Niccolò Carretta -. Un insulto ai sacrifici dei tanti operatori scolastici e degli studenti. Si cambi passo rapidamente, soprattutto perché sono migliaia gli insegnanti vaccinati nelle altre Regioni. Si vaccinano prima i docenti universitari dei soggetti fragili o del personale docente dei cicli scolastici in presenza e più esposti alla variante inglese. È tutta una questione di dove investire seguendo la lista delle priorità e, purtroppo, la scuola in Lombardia è sempre stata agli ultimi posti».

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