Ode alla corsa all’alba: l’edizione segreta di 5:30 a Bergamo (col vicesindaco)
Scoprire le città di corsa, quando gli altri stanno ancora dormendo, è una sensazione che cattura sempre più appassionati. La manifestazione potrebbe diventare a cadenza mensile (e aperta a tutti)
di Marco Oldrati
Sei e venti? Meglio cinque e trenta!
Vi ricordate il primo numero, quando vi avevamo raccontato che ci svegliavamo prima dell’alba per andare a correre con Sergio Gandi? Bene, d’estate l’alba arriva prima, per cui stavolta siamo partiti alle cinque e mezzo!
Perché? Perché basta poco per essere felici. Usiamo le parole di Sergio Bezzanti e Sabrina Severi, il papà e la mamma di 5:30, che incontriamo per la prima volta ma a dire la verità, come capita spesso fra corridori, è come se ci conoscessimo da sempre.
5:30 è un appuntamento ormai vivo da oltre dieci anni, un incontro non agonistico, senza cronometraggi ufficiali e senza classifiche che convoca nei centri cittadini di tutta Italia centinaia di persone e che quest’anno si sarebbe dovuto svolgere a Bergamo proprio oggi, il 26 giugno. Ci si trova a quell’ora, sì, alle cinque e mezzo del mattino e si corre alla velocità che si preferisce per cinque chilometri e trecento metri. Niente di trascendentale, dal punto di vista fisico, ma qualcosa di davvero intrigante sotto molti altri aspetti.
Ma il Covid-19 ce l’ha impedito e per questo ne parliamo quasi sottovoce, ma sicuri che – come ci ha insegnato a cantare Roby Facchinetti – risorgeremo anche da questo, anche correndo. Così quando è arrivata la telefonata che ci avvertiva che si sarebbe comunque fatto un piccolo saggio di prova, fra pochi intimi, per dare un segno a tutti appassionati e non che è ora di correre – a qualsiasi velocità vogliate – verso un futuro di nuovo sano e fiducioso non ci sono stati dubbi!
Si parte all’alba. Che cosa c’è di strano? Per me e Sergio nulla, visto che cominciavamo a correre con il buio quest’inverno. Il bello è che fa ancora fresco, già questa settimana Sergio alle sette e mezza diceva di avere caldo.
Siamo in compagnia, stavolta, ma poca brigata, niente assembramento e rigorosamente distanziati. Ci sono naturalmente Sabrina e Sergio, c’è il direttore di Correre, la rivista-bibbia del runner, Daniele Menarini e Giammaria Mologni, “l’organizzatore” che ci ha invitato a partecipare a questo piccolo summit che sarebbe dovuto “durare” cinque chilometri e trecento metri portandoci a spasso per la città e coinvolgere molta più gente, ma che stavolta porta “soltanto” noi da Piazza Vittorio Veneto a Piazza Vecchia.
Dite quel che volete, che siamo più matti del solito, che siamo degli invasati, che… non dite niente, ascoltate il suono di una città a quell’ora, guardate le case che non hanno ancora cominciato a far sbadigliare imposte e tapparelle, provate a distinguere il cuculo dal merlo e pensate che siete in quella stessa città che fra due o tre ore sarà un casino e vi indurrà a pensare che sarebbe meglio vivere sui colli, senza traffico e senza smog.
E ditemi, diteci sinceramente se siamo così matti perché una volta all’anno – ma si potrebbe fare anche una volta al mese – ci prendiamo lo spazio per vedere cose che voi umani… è uno stato d’animo, la voglia di appropriarsi della città per correre senza disturbare, con quel pizzico di follia che ti spinge a farlo fuori orario, fuori dagli schemi, fuori… no, dentro! Dentro la voglia di vivere che la corsa vi mette addosso come poche altre cose a questo mondo.
Sergio e Sabrina non sono due ultratrailer, non sono due ossessionati, sono semplicemente due appassionati dell’idea che correre sia una maniera per vivere gli spazi in modo diverso, per sentirli sotto i piedi, nelle narici, nelle orecchie con maggiore libertà e più ampie possibilità di quante non ne offra la cosiddetta normalità.
E Giammaria che ci ha invitati gongola al pensiero che fra un anno – incrociamo le dita fino a farci male – il 25 giugno 2021 potremo essere molti di più tutti insieme qui, con Sergio che è stato già precettato per le questioni burocratiche, ma con lo spirito di una festa, non di una gara o di una manifestazione. 5:30 non è lunga, non c’è bisogno di ristori, di docce all’arrivo, di cose complicate. È un modo di dire alla nostra città che l’amiamo a qualsiasi ora del giorno.
E perché no? Anche in qualsiasi momento dell’anno, tanto che la provocazione che abbiamo lanciato a Sergio e Sabrina è di quelle che caratterizza la nostra follia: possiamo trovarci una volta al mese alle 5:30 invece che una volta l’anno? Chi c’è, c’è, gli altri – se vorranno – verranno il mese dopo, quando fa un po’ più caldo e c’è un po’ più luce. Oppure un po’ meno luce per correre più piano e godersi il sole che sorge!
L'intervista ai due fondatori su PrimaBergamo in edicola fino a giovedì 2 luglio, oppure nell'edizione digitale.