Michela Moioli a pronta alla sfida mondiale (che le manca): «Correrò anche per Sofia»
Chiacchierata con la fuoriclasse bergamasca dello snow in vista della sfida iridata al via domani (9 febbraio) a Idre, in Svezia. È l'unico titolo che ancora non ha vinto. E il pensiero va anche alla grande amica sciatrice, infortunatasi
di Leonardo Mologni
Il Mondiale più indecifrabile nella stagione più strana di sempre. Eppure Michela Moioli sa di poter scrivere un’altra memorabile pagina di storia nella rassegna iridata che, in origine, si sarebbe dovuta disputare a Zhangjiakou, in Cina, sulla pista che diventerà quella delle Olimpiadi di Pechino 2022. Ma il Covid, così come sulla Coppa del Mondo, si è abbattuto sul mondo della tavola anche per questa competizione. Che così, preso atto della rinuncia orientale a inizio dicembre, ha trovato in extremis la soluzione scandinava.
Il “trasloco obbligato” a Idre, Svezia, da martedì 9 a venerdì 12 febbraio. Su una pista mai potuta testare prima, molto lunga (circa 1 minuto e 30”) ed estremamente tecnica. Un aspetto che, alla luce delle caratteristiche, potrebbe piacere non poco alla campionessa olimpica che vorrebbe infrangere il solo tabù rimasto.
Nel palmares, oltre all’argento a squadre (con Omar Visintin a Solitude, negli States, nel 2019) ci sono tre bronzi consecutivi: Krieschberg (Austria) nel 2015, Sierra Nevada (Spagna) nel 2017 e la già citata Solitude due anni fa. «È un tracciato che mi si addice - ammette Michela - e sul quale si vedrà il vero boarder. Emergeranno le differenze e perciò sarà fondamentale amministrare le energie fin dalla qualifica. Mi presento senza alcun tipo di pressione. Perché, in un’annata del genere, considero il Mondiale una gara come un’altra. Nel passato lo si metteva in cima alla lista degli obiettivi, utilizzando la Coppa del Mondo come avvicinamento. La pandemia però ha rivoluzionato tutto, costringendo a vivere alla giornata».
Non potrebbe essere altrimenti, poiché la portacolori dell’Esercito ha potuto aprire il cancelletto solamente tre volte: la prima nella Fis di Colere vinta, le altre due a Chiesa Valmalenco ottenendo un successo e un quarto posto. «Non ci sono alternative - dice Michela -, se non quello di approcciare ogni appuntamento alla stessa maniera di un altro. Che sia una Fis, la Coppa del Mondo o il Mondiale. A Chiesa Valmalenco ho cominciato alla grande mentre nel bis ha inciso il fatto di non essere abituata a due individuali consecutive. Ma va bene anche non salire sul podio. S’impara pure da una medaglia di legno».
Moioli, infatti, dopo aver centrato il successo numero 14, non rimaneva fuori dalla top 3 da marzo 2019. Il ds Pisoni lo ha definito un «bagno d’umiltà che serve», e non avrebbe potuto inquadrare meglio il tutto. Specie perché la truppa azzurra, in questo modo, arriverà in Svezia con l’assetto giusto, sia sul piano fisico, sia su quello mentale. Specie perché la concorrenza sarà più agguerrita che mai: dalla ceca Samkova all’americana Gulini fino al trittico francese Trespeuch-Pereira de Sousa-Petit.