Quello che resterà di ieri sera (mercoledì 16 ottobre) alla ChorusLife Arena non sono soltanto i numeri di una sconfitta – il 101-83 finale brucia, comunque – ma l’immagine di un palazzetto dove il basket è tornato a respirare.
Quasi cinquemila persone in due gare consecutive: domenica poco più di duemila, ieri tremila. Code, sì, caos organizzativo, certo, ma anche la prova di una città che ha voglia di seguire la propria squadra e di vivere il grande basket nonostante il risultato.
Il caos dei cancelli
Non si può però raccontare la serata senza affrontare l’elefante nella stanza. Le file agli ingressi hanno rappresentato un vero ingorgo che ha toccato il punto massimo nei trenta minuti precedenti il tipoff. Biglietterie sottodimensionate rispetto all’afflusso, controlli molto rigidi e minuti che sembravano ore.
Due sportelli di biglietteria per tremila persone, due sole entrate aperte, accrediti e nomi non sempre corretti nei biglietti omaggio distribuiti nelle scuole: tanti dettagli che hanno portato a lunghe code agli ingressi. In merito, la società ha promesso miglioramenti per le prossime occasioni. E tanti ragazzi sono accorsi per l’annuncio di una esibizione del rapper Rondo da Sosa nell’intervallo.
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Il general manager Gianluca Paparesta ha ammesso l’imprevisto: «L’affluenza è stata al di là di ogni più rosea aspettativa. Pensavamo che dopo l’ottimo risultato di domenica, essendo una partita di mercoledì sera, anche per i ragazzi ci fosse meno affluenza, invece è successo l’opposto. Ne siamo entusiasti e faremo tesoro dell’accaduto per evitare che si possano ripetere tali disagi».
La partita
Tornando al parquet, la Blu Basket ha iniziato contratta. Pesaro ha colpito subito, scappando via e mettendo Bergamo sotto di otto nel primo quarto. Ma i ragazzi di Zanchi hanno reagito bene, con Nobili e Lombardi che hanno iniziato a punire. L’intervallo è arrivato sul pareggio (46-46), lasciando spazio al cosiddetto “half-time show” del trapper Rondodasosa.
Nel terzo quarto Bergamo ha addirittura trovato il +7 con Loro e Udom. Poi, inspiegabilmente, un blackout. Pesaro non ha mai mollato, ha iniziato a martellare con un super Tambone e le inarrestabili penetrazioni di Miniotas.
L’ultimo quarto è stato sofferto: i padroni di casa a 5′ dalla fine sono tornati sotto, salvo poi crollare definitivamente. Il divario si è allargato fino ai 18 punti finali, e Bergamo non ha avuto né le forze né la lucidità per ricucire.
Anche coach Zanchi nel post partita ha riconosciuto il merito degli avversari: «Loro sono stati più lucidi. Hanno aggiustato bene la marcatura su Harrison e hanno sfruttato Miniotas con intelligenza». Ma anche Bergamo ha lasciato tracce positive. Se le cose fossero andate diversamente nel terzo quarto, se gli errori fossero stati meno “madornali” (come li ha definiti lo stesso allenatore), forse la storia sarebbe stata diversa.
Il ringraziamento della società
La società non ha nascosto la soddisfazione per l’afflusso complessivo: quasi cinquemila presenze in due gare consecutive alla ChorusLife Arena. Il presidente Stefano Mascio ha commentato: «C’è stata una cornice di pubblico entusiasmante: Bergamo merita di stare nel basket ad alto livello e vogliamo continuare a lavorare per questo».
Gli ha fatto eco Zanchi: «Vogliamo ringraziare tutta questa gente che ci ha sostenuto: giocare in un palazzetto così è bellissimo. C’è stato veramente uno spettacolo di pubblico, in un impianto meraviglioso unico nel panorama italiano, e tutto questo affetto, lo abbiamo sentito».
Se il risultato fa male, rimane in ogni caso la consapevolezza di una piazza che sta scoprendo di nuovo il basket. Rimane l’immagine di quasi cinquemila persone accorse alla ChorusLife Arena in queste prime due serate.