Cent'anni di storia: il rifugio Longo di Carona riapre e si prepara a festeggiare
Oggi, nel 2023, alla gestione c'è un'allegra e bella famiglia: Mattia Monaci, 38 anni, Giulia Cattaneo, 31 anni, e il piccolo Daniele
Cent'anni fa, nel 1923, il Cai di Bergamo realizzò quello che oggi è conosciuto come "Rifugio Fratelli Longo". Lassù, a oltre 2.200 metri di quota in territorio di Carona, si pensava di dedicarlo ai quattro fratelli Calvi di Piazza Brembana. Un secolo più tardi sappiamo che negli anni Cinquanta venne invece ribattezzato alla memoria dei fratelli Giuseppe e Innocente Longo, morti tragicamente nell'agosto 1934 sul Cervino, lasciando al Rifugio Fratelli Calvi l'intitolazione originaria.
Oggi, nel 2023, alla gestione c'è un'allegra e bella famiglia: Mattia Monaci, trentotto anni, Giulia Cattaneo, trentun anni, e il piccolo Daniele. Insieme riapriranno i battenti, pronti per la seconda stagione estiva alla guida del Rifugio, il prossimo sabato 6 maggio. Non si tratta di un'esperienza completamente nuova per i due giovani. In passato, infatti, avevano già gestito il Rifugio Terre Rosse in Val Carisole. Quel che è certo è che sarà un anno speciale, all'insegna delle celebrazioni per un centenario ricco di storia.
Rifugio Longo, un po' di storia
«All'inizio degli anni Cinquanta, la Società Alpina Scais di Bergamo chiese e ottenne dal Cai la gestione del piccolo rifugio - si legge sul sito web ufficiale del Rifugio Longo -, che nel frattempo era stato danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale, e venne ribattezzato alla memoria dei fratelli Longo».
Negli anni successivi, la Scais effettuò alcune migliorie, ripristinando anche le vecchie attrezzature. Ma è nel 1985 che arrivò l'ampliamento del Rifugio Fratelli Longo: la sala da pranzo fu ingrandita e incrementati i posti letto. Il secondo ampliamento avvenne nel 1999, una quindicina di anni più tardi. Il rifugio è rimasto immutato fino al 2022, quando sono stati effettuati lavori di restauro in vista dei cento anni di vita. Oggi è gestito da Mattia e Giulia, che con il piccolo Daniele offrono a tutti i visitatori buona cucina tipica bergamasca e «un rifugio all'altezza delle vostre escursioni in montagna».