Fin sulla vetta del Pizzo del Becco, una montagna che non è proprio per tutti
Alto 2507 metri si presenta con un aspetto imponente, caratterizzato dalla presenza di pareti verticali, guglie, torrioni e creste
di Angelo Corna
Il Pizzo del Becco non è una montagna per tutti. La via normale di salita si snoda lungo una breve ma ripida ferrata che permette agli alpinisti di raggiungere la vetta in sicurezza. Alto 2507 metri si presenta con un aspetto imponente, caratterizzato dalla presenza di pareti verticali, guglie, torrioni e creste. Al suo culmine regala una veduta panoramica sui sottostanti laghi Gemelli, sulla Valle dei Frati, sulla Val Carisole e sulle principali vette dell’arco alpino orobico, mentre in lontananza si scorgono le cime delle Alpi Retiche. Un’ascesa che non può mancare al carnet di ogni escursionista bergamasco.
La base di partenza per questa escursione è il rifugio Laghi Gemelli, raggiungibile da Carona lungo il sentiero Cai 211. Il tracciato sale attraverso una ripida pineta, incrociando in diversi punti la teleferica dell'Enel, arrivando al lago Marcio. Si costeggia il lago a sud fino a giungere in vista del lago Casere, dove si incrocia il sentiero che sale da Branzi. Si prende quindi in direzione nord-est fino a raggiungere i laghi Gemelli e l’omonimo rifugio.
È possibile accorciare l'escursione di circa un’ora arrivando al rifugio Laghi Gemelli dalle Baite di Mezzeno (Roncobello) piuttosto che da Carona, seguendo il sentiero Cai 215, che attraversa il Passo di Mezzeno per poi scendere in direzione dei laghi. La capanna è anche un ottima base di appoggio per chi desidera spezzare l’escursione in due tappe.
Il sentiero sale ora con dolce pendenza e in circa mezz’ora, costeggiando la parete nord-ovest del Pizzo Farno, raggiungiamo il secondo invaso della giornata: il lago Colombo (m.2046). Lo superiamo attraversando la sua diga e piegando poi alla nostra sinistra, seguendo ora il segnavia Cai 214.
L'ambiente si fa più severo e la salita più impegnativa, costeggiando e avvicinandosi sempre di più alla parete sud della montagna. Continuiamo tra sfasciumi e macerati, fino a raggiungere un ripido ghiaione che termina in prossimità della parete della montagna: abbiamo raggiunto l’attacco della via ferrata…