Gita in vetta al monte Cancervo, le cui bellezze restano celate in attesa di essere riscoperte
In Val Brembana, questa cima domina sulle frazioni di San Giovanni Bianco; conosciuta e amata da residenti e valligiani, è spesso dimenticata dagli escursionisti che preferiscono mete più famose e blasonate
di Angelo Corna
Le Orobie si tingono dei colori della primavera. Il ghiaccio cede il posto ai bucaneve, cervi e camosci scendono a bassa quota e le marmotte, incuriosite, fischiano ai primi escursionisti. È il risveglio della montagna. Il nostro arco alpino ci offre svariate possibilità: luoghi accessibili a tutti, ma anche itinerari più riservati e solitari. Sono questi ultimi a nascondere scorci e bellezze dimenticate.
In Val Brembana, il monte Cancervo domina sulle frazioni di San Giovanni Bianco; una vetta conosciuta e amata da residenti e valligiani, ma spesso dimenticata dagli escursionisti che preferiscono mete più famose e blasonate. E tra guglie e torrioni le sue bellezze restano celate, in attesa di essere riscoperte.
Un giro ad anello ci permette di riscoprire questa bellissima montagna. La nostra gita trova partenza dal caratteristico borgo di Pianca (m.810 e frazione di San Giovanni Bianco); il sentiero, marchiato dal segnavia Cai 102, si snoda a monte dell’abitato e risale tra prati e pascoli in direzione dei ripidi canali che caratterizzano la zona. Nonostante la bassa quota, guglie e torrioni si alzano come vere e proprie torri, quasi a ricordare le dita di una mano protesa verso l’azzurro del cielo.
Il cammino ci porta al cospetto della semi-inviolata Corna Torella, con i suoi pinnacoli rocciosi: una lingua verticale di roccia alta una settantina di metri, aperta e attrezzata dal compianto alpinista Bruno Tassis, detto “Camos”. Si racconta che nessuno abbia mai osato ripetere l’impresa, e alcuni spezzoni di corda tuttora penzolanti testimoniano gli infruttuosi attacchi tentati nel corso degli anni.
Noi continuiamo a salire tra canali e sfasciumi, fino a un breve tratto attrezzato con catene; quest’ultima, divertente difficoltà ci porta a un ampio prato, dove tra le prime fioriture possiamo scorgere l’ultima neve presente. Il sentiero prosegue in falsopiano fino a una sella che presenta due alternative. Noi pieghiamo a destra e in pochi minuti, con un ultimo sforzo, raggiungiamo la cresta della montagna e la piccola croce di vetta, posta a metri 1831.
È il momento di riporre gli zaini: ci attendono pace, silenzio e un bellissimo panorama sulla Val Taleggio, le Grigne, i monti Araralta e Baciamorti e il vicino monte Venturosa…