L'incontaminata Val Cerviera, a protezione di piccoli gioielli. E l'ardua salita al Recastello
Una volta raggiunto (dal rifugio Curò) questo luogo, ci accoglie uno spettacolo fatto di scrosci e spruzzi d’acqua. Arrivare in vetta al pizzo, invece, è impresa per pochi

di Angelo Corna
La Conca del Barbellino ospita alcune tra le più belle e ambite montagne della corona alpina bergamasca, ma soprattutto ospita una delle capanne più famose delle Orobie: il rifugio Antonio Curò.
Custode delle bellissime “Cascate del Serio” è posto di fronte alle creste del Recastello, del Pizzo Coca e del monte Cimone. Alcune di queste montagne sono raggiungibili dalla vicina Val Cerviera. Questa valle incontaminata, con le sue cime rocciose, sembra voler proteggere dei piccoli gioielli: un gruppo di laghetti alpini, che varia tra i 10 e i 15 in base alla stagione e alle precipitazioni. Una meraviglia, che merita di essere riscoperta.
Via alla gita




La nostra escursione trova partenza da Valbondione ed è marchiata dal segnavia Cai 305, classico sentiero che conduce al rifugio Curò e al lago artificiale del Barbellino. La capanna, adagiata in posizione molto panoramica a 1.915 metri di quota, non ha bisogno di presentazioni. Per raggiungerla servono poco più di due ore di cammino. Famiglie, bambini, così come anche i meno allenati possono fermarsi sulle rive del lago artificiale, che con il suo colore verde smeraldo regala fotografie che sembrano cartoline.
I più allenati possono invece ripartire fiancheggiando il lago lungo la sponda orografica destra, fino a raggiungere la cascata che apre la testata della Val Cerviera. Ci accoglie uno spettacolo fatto di scrosci e spruzzi d’acqua: un ponticello di legno permette di attraversare il nascituro fiume Serio e di imboccare il segnavia Cai 321, percorso che per la sua bellezza è anche conosciuto come “Sentiero Naturalistico Antonio Curò”.
Lungo questo tracciato si trovano diversi animali selvatici, tra cui camosci e marmotte. Venne realizzato dal Cai di Bergamo seguendo per alcuni tratti un percorso di guerra mai utilizzato a fini bellici e successivamente intitolato al primo presidente della sezione Bergamasca del Club Alpino.
La Val Cerviera
Dopo circa un’ora, raggiungiamo i laghetti della Val Cerviera, piccoli specchi d’acqua che si trovano a una quota compresa tra i 2.200 e i 2.300 metri. Difficile non restare ammutoliti a osservare questa meraviglia. Il sentiero poco battuto, gli scrosci delle tante cascatelle e il fischio delle marmotte sono tra le tante peculiarità che questo bellissimo luogo riesce a regalare. Gli escursionisti esperti possono raggiungere il vicino monte Cimone, posto alla testata della valle: il sentiero è marcato da piccoli omini di pietra che puntano in direzione della cresta.




Il Pizzo Recastello
Questo bellissimo massiccio, che con i suoi 2.886 metri di altezza si erge sopra le acque del lago artificiale più famoso della bergamasca, è destinato agli escursionisti esperti. Dalla Val Cerviera il percorso devia a sinistra, inoltrandosi nella Valle del Cornello Rosso. Si continua a salire in un ambiente sempre più austero, selvaggio e incontaminato, fino alla base di un ripido ghiaione, che bisogna faticosamente risalire.
Due passi avanti e uno indietro ci porteranno all’imbocco di un canale attrezzato: con la dovuta attenzione, risaliamo gli ultimi cento metri di dislivello, sbucando sulla cresta del Pizzo. Sono gli ultimi sforzi. Pieghiamo a destra e, seguendo le rocce e il filo della cresta stessa, raggiungiamo la croce di vetta e il panorama unico che contraddistingue questa bellissima montagna.
Una curiosità: la prima ascensione al Pizzo fu portata a termine solo nell'estate 1876 dall'alpinista bergamasco Antonio Baroni, in compagnia dell’imprenditore Emilio Torri.
Conclusioni
La Val Cerviera regala grandissime soddisfazioni e può essere raggiunta anche dai meno esperti. Al contrario, raggiungere la vetta del Pizzo Recastello in giornata è un’impresa per pochi, destinata agli esperti e agli alpinisti. Il percorso, tra andata e ritorno, copre i 25 km di cammino e i 2.000 metri di dislivello positivo. I meno allenati possono dividere l’escursione in due tappe, pernottando presso il rifugio Antonio Curò (per informazioni: 0346.44076).