A Bergamo cala il sipario sulla prima edizione di Christmas Design, che pensa già al futuro
Il 7 gennaio si chiude la manifestazione che ha “acceso” la città. L'organizzatore Vegini: «Lavoro corale che ha dato ottimi frutti. Vogliamo continuare»
di Marta Belotti
Con l’Epifania, che tutte le feste si porta via, anche luci, luminarie e addobbi natalizi lasceranno Bergamo un po’ più spoglia nelle prossime settimane. In particolare, domenica 7 gennaio sarà l’ultimo giorno per potersi godere le installazioni di Christmas Design, la mostra diffusa organizzata dal Duc di Bergamo con il supporto del Comune e di VisitBergamo che dal 25 novembre ha “acceso” la città ogni giorno dalle 17 alle 24.
Per chi non avesse avuto l’opportunità di ammirare alcuna opera dal vivo - impossibile comunque non essersi imbattuti nelle foto, dato che l’iniziativa ha riscosso un grande successo sui social e su testate di varia natura -, il consiglio è di farsi una passeggiata per Bergamo in questi ultimi due giorni. Ormai, però, siamo agli sgoccioli ed è tempo di bilanci.
Misurare la soddisfazione e il gradimento del pubblico non è semplice: trattandosi di una mostra diffusa, aperta a tutti e gratuita, non è possibile quantificare il numero di visitatori e altrettanto difficile è interpretarne gli umori. Per questo a tirare le fila non può che essere l’architetto paesaggista Maurizio Vegini, dello Studio Gpt, ideatore di Christmas Design.
Come è andata?
«Non spetta a me dirlo. Ho ricevuto un po’ di messaggi di persone che si sono complimentate con me e non penso lo abbiano fatto solo per farmi piacere. Per il resto, posso fare riferimento ad alcune impressioni e alcuni indicatori di un’iniziativa che nel complesso ha funzionato».
Quali sono questi termometri del successo?
«Innanzitutto, l’interesse suscitato fin da subito nella stampa, provata dal fatto che alla conferenza di inaugurazione hanno preso parte diversi giornalisti, tra i quali una ventina arrivati da Milano. Christmas Design ha interessato diverse riviste di settore, che possiamo dividere in due categorie: quelle di design, quasi tutte di rilevanza nazionale e che hanno dato conto del valore artistico, e quelle turistiche, di grande interesse per il pubblico più ampio. È stata una bella sorpresa. Anzi, direi proprio che Christmas Design è stata una sorpresa continua, anche su molti altri aspetti».
Ad esempio?
«Il team. Se c’è qualcosa che ha funzionato alla grande sono le persone che ci hanno lavorato. Siamo riusciti a costruire un gruppo trasversale per competenze, ma anche molto compatto, mettendo in campo importanti professionalità, come quella di Gaetano Zoccali nello sviluppo dei contenuti, di Cristina Chiaravalloti per i social, dello Studio Belive per la comunicazione, dei fotografi Giovanni Diffidenti e Leonardo Tagliabue o della videomaker Elisa Del Monte. E poi ancora lo sviluppo del sito web grazie a Michele Sarubbi e la competenza della giornalista Federica Capozzi per la realizzazione del podcast. Grazie a loro abbiamo curato ogni aspetto».
Però, a monte, c’era un’idea che si è rivelata vincente...
«L’idea, se vogliamo, era quasi semplice. È la squadra che ha poi permesso di realizzarla e concretizzarla al meglio. Lo dimostra la grande quantità di aziende che hanno deciso di partecipare, investendo molto».
Ecco, parliamo un attimo dei costi.
«L’iniziativa, nel complesso, ha un valore di circa mezzo milione, ma l’investimento pubblico è stato di soli quarantamila euro (Arketipos, per I Maestri del Paesaggio, ha ricevuto nel 2023 47 mila euro, ndr). Tutto il resto è stato messo dalle aziende (...)