La maestosa Triennale di Milano (Si vede che c'era Expo-nostalgia)
Milano sentiva nostalgia di Expo. Così, a meno di un anno dalla grande esposizione, si è inventata un’altra mega manifestazione che invaderà decine di spazi in tutta la città. È la 21esima Triennale, importante rassegna che ha segnato la storia del design in Italia e che da 20 anni non si teneva più, soppianta dallo straordinario successo del Salone del Mobile, capace di portare nel capoluogo decine di migliaia di operatori e di creativi da tutto il mondo.
Lo scorso anno il Salone aveva preceduto di poche settimane l’apertura di Expo, fungendo un po’ da prova generale organizzativa. Quest’anno il Salone viene invece preceduto dal 1 aprile dall’apertura di decine di rassegne dislocate in 20 diverse sedi in tutta la città. La XXI Triennale è di fatto quasi una mini Expo: infatti i Paesi presenti sono ben 40 e tutti metteranno in mostra i propri prodotti creativi. Non a caso, a spingere per un’iniziativa che continuasse l’esperienza ben riuscita di Expo, è stato proprio il Bureau International des Expositions, cioè l’ente che gestisce le Expo. Ed è anche per questo che Design after design (questo il titolo complessivo della manifestazione) starà aperta per sei mesi, proprio come una Expo.
Milano quindi si prepara a un mese di aprile effervescente, e anche discretamente caotico: la programmazione del Salone a metà mese si accavallerà a quella della Triennale, creando un tourbillon di appuntamenti da mandare in tilt il pubblico. I presenzialisti avranno un bel daffare a tenere dietro a tutti gli eventi e le inaugurazioni.
Per capire che cosa proporrà questa manifestazione così bulimica, vi facciamo tre esempi di eventi che potreste trovare: c’è la mostra Neo Preistoria – 100 Verbi, che percorre niente meno che il lungo cammino dagli strumenti dell’antica preistoria alle moderne nano-tecnologie. Al palazzo della Triennale, l’annuale esposizione sarà dedicata alla storia del design italiano al femminile; La Metropoli Multietnica, come dice il titolo, sarà invece una mostra che riflette sulla globalizzazione dei mercati e sulla progressiva omologazione che porta alla scomparsa delle memorie, delle tradizioni e dei costumi.
[La Triennale in allestimento]
Ma non tutti hanno digerito questo cartellone esagerato, assemblato in fretta e gestito in modo molto accentratore. Così numerose firme di punta del design e dell’architettura milanese hanno sottoscritto una lettera pubblica che non è stata ben digerita dai responsabili della Triennale. «Questa lettera ha l'aria di essere una lamentela di chi è rimasto escluso», ha ribattuto a nome del comitato promotore Pierluigi Nicolin. In realtà, nella missiva c’erano nomi che non hanno nessun bisogno di apparire più di quanto già non appaiano. La replica dei “contestatori” è stata secca, per bocca di Fulvio Irace, docente ad Architettura e tra i più autorevoli storici del design in Italia. «Per le ambizioni della Triennale di ritornare al rango delle Esposizioni internazionali questa soluzione sembra francamente inadeguata, un'occasione persa (o rimandata a un’altra presidenza) per riflettere sul suo statuto e sul suo impianto istituzionale. Una revisione oggi necessaria per Milano, se vuole mantenere il suo primato di centro culturale più vivo d'Italia e il suo ruolo di interlocutore delle principali istituzioni museali del mondo». Non sarà un aprile tranquillo per Milano. In nessun senso…