Domenghini, Langella e gli altri

Atalanta-Cagliari, storia di amici Quelli che han giocato di qua e di là

Atalanta-Cagliari, storia di amici Quelli che han giocato di qua e di là
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Che cosa hanno in comune Domenghini, Bianchi, Vavassori, Malizia, Hitchens, Valentini, Tovalieri, Josè Herrera, Langella, Loria e molti altri calciatori? Che durante la loro carriera hanno vestito sia la maglia dell'Atalanta sia quella del Cagliari. In tutto sono circa una quarantina.

Marco Melis, agente di commercio con il pallino della scrittura, sardo di nascita, ma bergamasco d’adozione (vive in città da oltre 50 anni), ne ha ripercorso in un libro le storie, gli aneddoti e la carriera calcistica. Ci sono tutti i giocatori che, dal 1960 al 2012, hanno indossato la casacca nerazzurra e quella rossoblù. Il titolo del libro è esemplificativo: “I Quattro Mori e la Dea”. Edito da Corponove, è uscito nel novembre 2014. Un curioso omaggio alle due città e alle due squadre, che consente di leggere anche la partita di domani nel segno di un'antica amicizia e di un reciproco rispetto.

 

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Il libro ha la struttura di un almanacco: in ordine alfabetico scorrono i volti e uno dopo l'altro vengono riportati tutti i match disputati tra i due club. E così si scopre, facendo un deciso passo indietro, che dal 1920, anno di fondazione della squadra isolana, e fino al 1927, la maglia del Cagliari era, guarda caso, a righe verticali nerazzurre. Fu il presidente Costa Marras che in seguito decise di modificare i colori sociali adottando quelli del gonfalone della città, rossoblù.

Il viaggio diventa poi decisamente avventuroso quando si ricordano le storie dei 37 calciatori che hanno vestito entrambe le maglie, ma anche quelle dei giocatori bergamaschi che hanno giocato solo con la divisa del Cagliari, come Davide Astori, Michael Agazzi o Gabriele Perico, e di quelli sardi che hanno vestito solo il nerazzurro, come Luigino Vallongo, cagliaritano doc, che nel ’70-’71 venne acquistato dall’Atalanta di Corsini, scese in campo 32 volte, segnò 6 gol e contribuì alla conquista della serie A. In fondo, anche se fra Bergamo e Cagliari c'è di mezzo il mare, i punti in comune non mancano di certo. Bergamo Alta è la parte dominante della città come Casteddu (Castello), e bergamaschi e cagliaritani condividono un temperamento fatto di poche parole e tanti fatti, un cuore grande nascosto dietro una patina di ruvidità, il valore attribuito alla parola data e all’amicizia. È naturale allora che i giocatori dell’Atalanta trasferitisi al Cagliari, e viceversa, si siano sentiti come a casa loro.

Tra gli intervistati presenti nel libro, oltre al leggendario Angelo Domenghini, strepitosa ala bergamasca che, insieme al bomber Gigi Riva, permise al Cagliari di Scopigno di vincere lo scudetto del 1970, a Melis piace ricordarne due in particolare.

 

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Il primo è Gerry Hitchens che, con le sue 205 partite e 59 gol, rimane il calciatore inglese che ha totalizzato più presenze e più reti in serie A. Soprannominato “Pel di Carota o Pannocchia” per il colore dei capelli, giocò a Bergamo dal ’65 al ‘67. «Sette ore al giorno, piegato a scavare cunicoli alti un metro e mezzo. Questa è stata la mia vita sino a 21 anni - ricorda Hitchens -, quando ho iniziato a giocare nel Cardiff City. Penso alla miniera quando sento qualcuno che si lamenta dei ritiri, degli allenamenti, delle sostituzioni, della vita di noi calciatori e mi viene da sorridere».

Il secondo, più recente, è Antonio Langella che degli anni passati a Cagliari dice: «Noi eravamo bravini, qualcuno più bravo, ma senza i lanci di Zola, le sue illuminazioni, non avremmo certo reso come abbiamo fatto. Sapeva toccare la palla come pochi. Soprattutto era un grande uomo e averci giocato insieme è stata un’esperienza che non scorderò mai. Bergamo è invece stata la più bella avventura calcistica: ho realizzato il mio record di reti (8) e un rapporto coi tifosi indimenticabile. Ancora oggi mi sento con loro, ancora mi invitano alla festa della Dea. Ricordo le cene a base di maialino che portavo dalla Sardegna: che feste! Sono sincero, il tifo di Bergamo mi è entrato nel cuore e poi... mai sentito una curva cantare dall’inizio alla fine della gara».

 

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Melis racconta infine un episodio che lo vide protagonista in occasione di Atalanta-Cagliari del 23 settembre 1990. Prima del match fra le due squadre, riuscì a far pronunciare allo speaker questo messaggio: “I tifosi del Cagliari salutano i tifosi bergamaschi e si complimentano per i risultati ottenuti dall’Atalanta in campionato e per la prossima eccezionale avventura europea. Si augurano di assistere a una bella partita e che quella di oggi sia una domenica di sport e di divertimento. Forza Cagliari, Forza Atalanta”. Dalla Curva Nord si levò un fortissimo applauso che coinvolse l’intero stadio e la successiva lettura delle formazioni non fu accompagnata dai consueti fischi riservati alla squadra avversaria.

«Quel giorno - conclude Melis - volli rendere onore a una squadra, l’Atalanta, e gratificarne i sostenitori. Onore a una squadra che, “provinciale”, portava l’Italia sugli scudi d’Europa. Con grinta e passione. Il seme diede frutti: negli anni a seguire seppi di sciarpe e adesivi scambiati, di rispetto reciproco. Ne fui particolarmente felice perché se il Cagliari, Casteddu, è la mia squadra, la squadra della città dove sono nato, l’Atalanta è quella della città dove da più di 50 anni vivo, la squadra degli amici».

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