Banksy è stato alla Biennale ma nessuno se n’era accorto
Il 9 maggio scorso, tutto il mondo dell’arte era concentrato a Venezia per il rito fatidico dell’apertura della Biennale. Tra centinaia di artisti, galleristi, curatori e critici, s’era insinuato un clandestino, ma nessuno se n’era accorto, nonostante quel clandestino sia l’artista oggi più popolare al mondo. Nessuno l’aveva invitato, così ha deciso di arrivare e di improvvisare una mostra senza annunciarsi e facendo tutto da solo. Avrete capito tutti che si tratta di Banksy, quello straordinario incursore dell’arte, di cui si sa quasi tutto meno quale faccia abbia.
Non avendo avuto inviti per esporre nei recinti della Biennale, ha scelto la strategia del pittore di strada, esponendo una serie di tele a pochi passi da San Marco. Si è messo seduto, ben intabarrato (Venezia era sotto nuvoloni autunnali in quei giorni) e con un giornale aperto davanti, mentre la folla si fermava incuriosita a vedere quei quadri, incorniciati in stile antico, ma che poi nel contenuto ribaltavano clamorosamente le apparenze. Infatti il corsaro ancora una volta ne aveva fatta una delle sue e sullo sfondo di vedute tradizionali in stile Canaletto, aveva dipinto la sagoma di una delle grandi navi da crociera che regolarmente solcano la Laguna avvicinandosi in modo minaccioso a Venezia. Com’era da copione, a un certo punto si sono presentati due vigili che hanno chiesto all’artista di mostrare il permesso a esporre in quel luogo. Il permesso ovviamente non c’era, anche perché nulla è più contrario all’arte di Banksy. Così lui, disciplinatamente, ha impacchettato tutto e con l’aiuto di un carrello ha smobilitato le sue opere. Sappiamo tutto questo perché Banksy aveva naturalmente più di un complice in zona, e uno di questi si era premurato di filmare la performance, che il 22 maggio, ridotta a pillola di un minuto, è finita sul suo account Instagram, superando presto le due milioni di visualizzazioni.
Il copione è stato studiato sin nei più piccoli dettagli. Banksy sapeva che su quelle strade centrali di Venezia ci sono tante telecamere di sicurezza e questo poteva essere un problema in quanto a rischio di riconoscimento. Così ha aspettato il tempo canonico dopo il quale le registrazioni vengono eliminate per uscire allo scoperto e svelare la sua incursione. Anche la tempistica è stata studiata come un meccanismo a orologeria, al punto da credere che anche l’intervento dei vigili fosse stato prestabilito (è la convinzione del comandante dei vigili veneziani). Infatti nel momento in cui, finito il disallestimento, vediamo Banksy muoversi con il suo carrello, da dietro spunta uno di quei giganti del mare che sembrano più grandi del canale in cui stanno navigando. La realtà, insomma, confermava e oltrepassava la finzione: un corsaro dalla precisione svizzera... E se qualcuno si fosse fatto avanti per comperare una tela? Impossibile venderle separate, perché ognuna rappresentava un tassello di una vista più ampia che solo nel suo insieme restituiva l’immagine della nave. Il risultato era un sovradimensionamento di questi giganti della laguna, che sembrano schiacciare l’esilità delle antiche architetture veneziane. Alla Biennale ci sono rimasti tutti con un palmo di naso: il corsaro ha colpito e irriso anche i santoni dell’arte...