Bergamospia (si dice, non si dice) L'arringa di Minuti sfianca Tentorio
Che cosa si dice, che cosa si scrive, ma soprattutto cosa non si dice e non si scrive (solitamente) della nostra città. Tra sussurri e grida una raccolta indiscreta.
Questione di Minuti, ma Tentorio si “annoia”
L'ex assessore Danilo Minuti interviene durante il Consiglio comunale scagliandosi contro la proposta di regolamento che «NON (il maiuscolo è suo) esclude la gestione di edifici pubblici, anche se attualmente OCCUPATI ABUSIVAMENTE, da parte di associazioni e soggetti privati». Minuti posta su Facebook lo scatto che lo ritrae mentre perora appassionatamente la sua causa («No alla regolarizzazione di chi occupa!!»). Peccato che non si sia accorto che in primo piano spunta un Franco Tentorio piuttosto provato: l'ex sindaco (e compagno di lista) non riesce infatti a trattenere un clamoroso sbadiglio. Colpa della stanchezza o della dialettica di Minuti?
Padre Pizzaballa: «In Medioriente si è persa la fiducia»
«L'Isis sarà sconfitto, certamente sì, ma penso che il prezzo sarà altissimo. Penso che ci saranno ancora migliaia di morti». Il Custode di Terra Santa, il bergamasco padre Pierbattista Pizzaballa, annuncia (altri) tempi difficili in Medio Oriente. Intervenuto in un incontro all'università di Roma, il francescano ha spiegato che «la guerra non sta distruggendo solo i paesi, le infrastrutture, ma ha fatto saltare la fiducia tra le comunità». Le distanze aumentano anche tra israeliani e palestinesi. «È tutto fermo, non c'è più nessun canale di comunicazione, e in una prospettiva breve purtroppo non si vedono cambiamenti. Quello che vedo - ha ribadito infine - è un lento deterioramento della fiducia reciproca».
Moschea, la Lega prepara l'assedio a Palafrizzoni
E Angeloni si schiera in difesa: «Prostrati dove?»
La moschea a Bergamo, super o minimal che sia, continua ad agitare la politica locale. La Lega organizza per sabato un presidio di protesta davanti a Pala Frizzoni e Giacomo Angeloni, quello che Belotti chiama «assessore all'Islam», prepara la pece bollente in vista dell'assedio padano: «Manifestare contro i diritti delle persone di professare la loro fede è l'emblema del non senso». E poi respinge al mittente le accuse di chi parla di giunta prostrata all'islam. «Ma prostrati dove? Abbiamo bloccato il progetto! Segnalato alla Digos e vinto un ricorso al Tar. Meno prostrati di così...». Sul tema dice la sua anche la forzista Alessandra Gallone: «Non voglio neanche sentir parlare di una moschea finanziata dal Qatar. La libertà di culto è una cosa, le situazioni poco chiare un'altra».
“Salvate Crespi d’Adda”: l’appello della pronipote del fondatore
Maria Grazia Crespi, pronipote di Cristoforo Benigno Crespi, scrive alla pagina delle lettere del Corriere (edizione di Milano) curata da Isabella Bossi Fedrigotti, perché preoccupata per la sorte del villaggio che porta il nome di famiglia. «Questo complesso straordinario fu ideato e realizzato dal mio bisnonno Cristoforo e fiorì con mio nonno Silvio», premette. Poi, dopo averne ripercorso la storia recente, arriva all’empasse creatasi tra il gruppo Percassi e il Comune. «A quanto risulta, il rappresentante del Comune avrebbe reso particolarmente difficile l’adempimento delle molte e svariate incombenze burocratiche tanto che, a un mese dall’apertura di alcuni uffici e dopo aver già restaurato alcune parti importanti (come la secolare ciminiera, la più alta in Europa in mattone), la società di Antonio Percassi è stata indotta ad abbandonare l’impresa. Un fulmine a ciel sereno,che ha gettato nella costernazione la cittadinanza. Un autentico disastro. Vorremmo che il Comune di Capriate chiarisse l’accaduto e che i giornali non distogliessero l’attenzione da un fatto dalle conseguenze tanto gravi: la consegna all’inevitabile disintegrazione di una testimonianza primaria di progresso e civiltà, quale l’ha indicata anche Expo esponendola nel padiglione, che rappresenta un’epoca del nostro passato». La Bossi Fedrigotti risponde rilanciando l’appello: «Non posso che unirmi alla sua accoratissima supplica indirizzata alle due parti in causa: che ci ripensino non permettendo che vada in malora un così significativo frammento di storia industriale italiana. Non sarebbe, forse, nell’interesse di tutti quanti avere l’antica manifattura infine restaurata, invece di una triste rovina pericolante e pericolosa?»