Il nuovo film domani nelle sale

Ci volevano Aldo, Giovanni e... per sorridere anche della crisi

Ci volevano Aldo, Giovanni e... per sorridere anche della crisi
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Ci volevano Aldo, Giovanni e Giacomo per interrompere il mantra lamentoso della crisi e darci non solo una bella dose di risate ma anche la prospettiva che un ribaltone può essere soluzione salutare. Nel nuovo film in uscita da domani su 600 grandi schermi in tutt’Italia i tre raccontano la crisi a modo loro, con una storia esilarante in cui alla fine tutto s’aggiusta nel modo più naturale, ma in un modo che nessuno nella realtà di tutti i giorni mette mai in preventivo: lo stress generato dalla crisi infatti ha l’effetto deleterio di non far vedere le soluzioni semplici.

Passano gli anni, mancano la sorpresa e la freschezza degli inizi, ma al trio va riconosciuta una qualità indubbia: non si sono lasciati inghiottire dal mestiere e dalla routine, e continunano a credere in un cinema che fa divertire e che con semplicità non si esime dal buttare là qualche idea sul momento che tutti stiamo vivendo. Nel caso de “Il ricco, il povero e il maggiordomo” l’idea è che per uscire tutti dai guai in cui ci troviamo vale di più l’intelligenza e la praticità dei poveri, che non la presunzione e il saper fare dei ricchi.

Il ricco nel film è Giacomo, o meglio il «dottor Giacomo Maria Poretti, prego», che nelle sequenze iniziali del film si presenta comprando una “brochure originale” di poesie di Ungaretti al “prezzo speciale” di 40mila euro. La cultura fa sempre immagine… Nello stesso tempo racconta al telefono dei suoi coraggiosi investimenti in Burgundi, un paese in cui il governo è instabile. Ma «se non rischio tutto non mi diverto», dice alla bella Assia, addetta ai finanziamenti in banca, interpretata da Francesca Neri.

Il suo opposto è Aldo, faccia dipinta di nero, venditore ambulante. Mentre Giacono tratta affari tutti finanziari e speculativi, Aldo è molto più pratico: ha messo a punto un suo progetto per una bancarella di vestiti con tanto di microfono e angolo cucito per modifiche veloci perché “sento che la crisi è passata”, dice. Il bello è che il progetto non lo tiene egoisticamente per sé ma lo presenta ai suo colleghi venditori, perché tutti possa trarre vantaggi da questa sua idea.

Insomma due prospettive opposte: un’economia personale di grande profitti contro un’economia “low profit”, ma solida e soprattutto condivisa. Con questi presupposti si può capire dove vadano parare i tre (Giovanni è il maggiordomo di Giacomo, fissato con le armi orientali tipo Kill Bill che ci intaglia meloni e siepi): ma se la direzione del percorso è tracciata sin dall’inizio, le sorprese, i colpi di scena e gli incroci imprevisti si susseguono a raffica (Assia ad esempio perde la testa per Aldo, credendolo grande finanziere del terzo mondo…).

«Quando tutto crolla resta la solidarietà. Abbiamo immaginato un mondo che riesce a coalizzarsi, che si apre alle esperienze e ai talenti degli altri», spiega Giacomo Poretti. Ed è una spiegazione che non solo dà il senso del film ma che fa capire come questo non sia un semplice cinepanettone, anche se non ha nessuna spocchia di volersi accreditare come film impegnato. È un film che dimostra, come tutta la parabola del trio, che il disimpegno può essere coniugato anche all’intelligenza. Che la missione di divertire può lasciare una scia di pensieri che non svaniscono una volta che si accendono le luci in sala.

 

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