La favolosa bottega di mappamondi (Li dipingono a mano, uno ad uno)

Il mappamondo si propone come la rappresentazione più fedele e matematicamente semplice di un corpo celeste o del cielo che gli sta attorno. Le carte esigono calcoli molto più complicati. Si ha notizia di mappamondi fin dal secondo secolo a.C., ma il primo dei moderni risale al 1492 ed è opera di Martin Behaim, cartografo, navigatore, astronomo e mercante di Norimberga trasferitosi in Portogallo. Con un tempismo impressionante Behaim realizzò nel 1492, qualche mese prima della scoperta dell’America - un mappamondo che venne chiamato Erdapfel (la TerraMela), oggi conservato al Germanisches Nationalmuseum, il museo nazionale della città natale di Behaim.
[Il mappamondo di Benheim, 1492]
Ricco di figure fantastiche e rimandi a leggende, è la summa condensata delle cognizioni geografiche dell'epoca. Oggi lo si può acquistare a cifre decisamente abbordabili - e in diverse misure - anche su internet, realizzato da Greaves & Thomas. Nel Globo di Behaim si cercherebbe invano il continente americano, ma compare quella che viene chiamata l'isola di san Brendano, La isla de San Borondón, una terra leggendaria cui sarebbe approdato il monaco irlandese Brendano di Clonfert, VI sec. Per alcuni si tratterebbe dei Caraibi (Se vi piacciono le carte geografiche cliccate qui: c’è tutta la loro storia). Greaves & Thomas non si sono tuttavia limitati all’Erdapfel: realizzano anche mappamondi di Magellano, di Mercatore, il cielo di Cassini e tanti altri.
L’arte dei mappamondi si sviluppò rapidamente nel corso del Rinascimento sia sull’onda delle nuove scoperte geografiche, sia in virtù della larga voga che ebbero le traduzioni latine dei Geographika di Tolomeo, sia, infine per l’affinarsi continuo delle tecniche di stampa. Oggi non si sente più l’esigenza di mappamondi nelle case e nelle scuole: Google Earth e altri strumenti informatici dello stesso tipo risultano molto più pratici delle sfere grandi o piccole su cui si studiava un tempo la geografia. Ma come sempre accade - è una regola che vale in qualsiasi campo - al venir meno di un modello di produzione subentra un’arte che ne riprende gli aspetti più ricercati e sognanti. La scrittura a mano ha prodotto alcuni dei suoi capolavori solo dopo che si è imposta in tutto il mondo la stampa a caratteri mobili.
Una delle esperienze più interessanti nell’ambito dei mappamondi è quella della Bellerby & Co. Globemakers, un’azienda con sede in Stoke Newington, nei pressi di Londra. Nata nel 2008 dal desiderio di Peter Bellerby di realizzare un mappamondo da regalare al padre per il suo 80esimo compleanno, la Bellerby & Co. si dedica a costruire a mano mappe della terra e del cielo che appartengono più al regno dell’arte che a quello della scienza, anche se - come avviene nelle migliori tradizioni - la seconda è parte integrante della prima. Quella dei mappamondi è un’arte - una tecnica - piuttosto raffinata, che esige una estrema precisione nel disegnare e dipingere sezioni di superficie sferica simili a sogliole stirate che, una volta ritagliate, devono essere applicate al supporto (detto "goring") a forma di palla. Al termine dell’operazione vengono dipinte a mano altre figure di abbellimento.
Che compera un mappamondo fatto a mano? Arredatori, proprietari di dimore d’epoca, case di produzione cinematografiche e televisive. Più modestamente, persone che non hanno ancora perso la capacità di sognare davanti a una carta geografica. Figuriamoci poi quando possono far girare a piacimento il mondo pieno di figure e le stelle del cielo. In attesa che qualche amico o parente ve ne regali uno al prossimo compleanno potete dare un’occhiata alla bottega in cui vengono realizzati questi capolavori, nelle foto qui sotto. Dove farete anche la conoscenza di George, il meraviglioso Boston Terrier dello studio. [Per altre foto, qui il profilo Instagram ufficiale]
La bottega della Bellerby & Co. Globemakers, a Londra.
Dove vengono realizzati - a mano - i mappamondi.



























