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È arrivata a Bergamo la mostra "Seasons", firmata Maurizio Cattelan. Tra opere e provocazioni

L'artista di fama internazionale è arrivato in città per presentare in anteprima l'esposizione, aperta al pubblico da domani, sabato 7 giugno

È arrivata a Bergamo la mostra "Seasons", firmata Maurizio Cattelan. Tra opere e provocazioni
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di Marta Belotti

Che quella di oggi, venerdì 6 giugno, non sia stata una mattinata come le altre, a Bergamo, è stato chiaro fin dalle prime luci dell'alba, quando ha iniziato a girare la notizia che ci fosse un bambino a cavalcioni della grande stata dedicata a Garibaldi al centro della rotonda detta "dei Mille".

Presto la strana comparsa si è rivelata un'installazione dell'artista Maurizio Cattelan - intitolata One -, che in mattinata ha girato per le vie di Bergamo in occasione dell'evento di anteprima di Seasons, mostra diffusa che aprirà al pubblico domani, sabato 7 giugno, e che si inserisce nel più vasto percorso de Il Biennale delle Orobie - Pensare come una montagna.

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Cattelan? Ormai è atalantino

«Per questo progetto, al quale si è dedicato con passione, Cattelan ha frequentato Bergamo per un anno e mezzo, diventando quasi un tifoso dell'Atalanta». Nella conferenza stampa sotto il broletto di Palazzo della Ragione, ha aperto così il suo intervento Simona Bonaldi, presidente Gamec, che poi ha subito voluto fare riferimento all'opera che questa mattina ha colto di sorpresa i bergamaschi: «Questa mostra è un'occasione per alzare lo sguardo, come abbiamo fatto per osservare il bambino sulle spalle di Garibaldi, simbolo di un incontro tra generazioni diverse che ben si coniuga con le stagioni della vita, e della Storia, cui fa riferimento il titolo della mostra».

CATELAN
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CATTELAN
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CATTELAN E GANDI
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La presidente ha voluto ricordare anche come in questo momento di «ripensamento della sede», in riferimento al cantiere per la costruzione dei nuovi spazi espositivi, e al valore dato al territorio in una mostra diffusa che tocca Palazzo della Ragione, con l'opera November, la Gamec con Empire e No, e l'ex oratorio di San Lupo con Bones.

«Bergamo sempre più globale»

Tutte opere che, come sottolineato dalla sindaca Elena Carnevali nel suo intervento «hanno la straordinaria capacità di interrogarci, partendo dall'assunto che per capire il mondo è necessario innanzitutto metterlo in discussione». La prima cittadina ha anche sottolineato come un grande artista internazionale proietti di conseguenza Bergamo in una dimensione sempre più globale. Concetto questo sottolineato anche dal vicesindaco e assessore alla Cultura, Sergio Gandi: «Questa è una Gamec che esplode nel mondo. Questo, però, senza rinunciare al territorio come dimostrano le opere diffuse per tutta la città, ma anche in generale tutto il Biennale delle Orobie, che ha toccato e continua a interessare tutta la provincia».

Il direttore della Gamec, Lorenzo Giusti, è voluto partire da un aneddoto: «Quando abbiamo alzato gli occhi sull'architrave dell'ex oratorio di San lupo ci siamo accorti della scritto "Divo lupo Bergomatum duci" abbiamo avuto una sorta di epifania, perché in Pensare come una montagna, testo di Aldo Leopold che ci ha ispirato nel trovare un titolo al biennale, il lupo ha un ruolo molto importante come elemento positivo di cura e salvaguardia».

Da qui ha poi articolato il discorso inserendo le opere di Cattelan nel più ampio progetto del biennale, ricordandone gli autori e il programma.

November

È poi così partito il tour alla scoperta delle opere, che ha visto come prima tappa Palazzo della Ragione. Al centro della Sala delle Capriate, una panchina sulla quale si trova un senzatetto con i pantaloni slacciati mentre si urina addosso, con acqua vera he zampilla. L'opera, realizzata in marmo statuario, ha il volto di Lucio, un amico dell'artista e nella sua solitudine, incorniciata dagli affreschi del palazzo, un tempo luogo e ora simbolo indiscusso del potere, interroga immediatamente sul rapporto con chi sta ai margini.

Bones

Entrando poi nella penombra dell'ex oratorio di San Lupo, in via San Tomaso, la luce punta dritto su un'aquila, anche questa in marmo, schiacciata a terra, con una sola zampa che con gli artigli  sembra voler colpire ancora. Cattelan ha preso ispirazione dalla visione di un'aquila commissionata nel 1939 dalla Dalmine, al tempo acciaieria di Stato, allo scultore Giannino Castiglioni per decorate il ceppo commemorativo del discorso tenuto da Mussolini nel 1919 agli operai dell'azienda. Dopo la guerra, l'aquila iniziò una nuova vita a Castione della Presolana, diventando, o meglio tornando simbolo di liberà e di legame con la montagna. Ora si trova di nuovo nei depositi della Dalmine. Come spiega Giusti: «È proprio in questo cortocircuito simbolico che si inserisce l'artista».

No ed Empire

Si arriva quindi alla Gamec, in una sala tinta di rosso dove si trovano due opere. Nella metà di sinistra rispetto all'ingresso, No, rielaborazione dell'iconica scultura Him in cui Cattelan ritrae Hitler inginocchiato in preghiera con il volto in alto. Piccolo particolare non secondario, il volto è stato poi coperto da un sacchetto e non risulta più visibile, correzione apportata a seguito di una richiesta di censura in occasione di una mostra in Cina. «E allora potrebbe essere chiunque, "him" (lui), come anche you (tu)», è la provocazione lanciata dall'artista.

Sull'altro lato, Empire, un mattone in terracotta sul quale è incisa la parola "empire", intrappolato però in una bottiglia di vetro a simboleggiare n desiderio di rottura che non si compie e una rivoluzione senza esito.

I biglietti, al costo di dieci euro l'intero, otto il ridotto, sono acquistabili online.

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