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Il film da vedere nel weekend Kong: Skull Island, un'icona

Il film da vedere nel weekend Kong: Skull Island, un'icona
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Regia: Jordan Vogt-Roberts.
Con: Tom Hiddleston, Samuel L. Jackson, John Goodman, Brie Larson, Tian Jing, John Ortiz, Terry Notary, John C. Reilly, Corey Hawkins, Toby Kebbell, Thomas Mann, Jason Mitchell, Shea Whigham, Will Brittain.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Ci sono personaggi che, all’interno della storia del cinema, tornano ossessivamente a infestare l’immaginario collettivo. Si tratta di creature iconiche che, per svariati motivi, hanno assunto un valore cultuale all’interno della nostra società. Fra questi senza dubbio quello di King Kong è un caso particolare. La fascinazione per questo enorme ominide risale infatti alle origini della settima arte, quando il cinema era ancora e soprattutto una macchina pensata per raccontare storie stupefacenti, inconsuete, fuori dall’ordinario. A riportare alla luce questa troppo a lungo dimenticata creatura è stato il poco noto Jordan Vogt-Roberts, già scritturato per la regia di un prossimo adattamento cinematografico della serie videoludica Metal Gear Solid. Il compito, va detto, non era dei più semplici: aggiornare le vicende di un mostro che pare aver poco a che spartire con il cinema contemporaneo era affare arduo, ma il risultato risulta alla fine pienamente convincente.

 

 

Il film è ambientato nel passato recente degli Stati Uniti, non a caso in quel delicato momento che corrisponde al fallimento della guerra del Vietnam. In questo contesto già abbastanza problematico gli americani decidono di imbarcarsi in una missione di esplorazione di un’isola misteriosa situata nel Pacifico, la cosiddetta Isola del Teschio. Qui si troveranno presto faccia a faccia con una creatura enorme, una scimmia chiamata Kong. L’opera cinematografica di Vogt-Roberts colpisce sin da subito e questo le va senza dubbio riconosciuto. A differenza del precedente adattamento cinematografico, firmato da Peter Jackson, Skull Island non lesina sugli effetti visivi e anzi ci mostra un’Isola del Teschio mai così potente e inquietante prima d’ora. Il film è forse meno raffinato del precedente ma non va dimenticato il contesto smaccatamente commerciale in cui è stato prodotto e pensato.

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kong
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Tutto è chiaro e limpido, così come sono splendide le scelte di gestione della grafica computerizzata e pienamente convincenti gli effetti visivi, di cui vi è grandissima abbondanza. I cinefili più appassionati ricorderanno che già nel più celebre dei film dedicati alla scimmia (siamo negli anni Trenta) la storia di Kong si presenta caratterizzata dal rapporto fra due momenti diversi e successivi: quello dell’isola, alla scoperta del mostro, e quello urbano, dove la creatura dà sfoggio della sua distruttività. Al di là del titolo è subito chiaro che Skull Island è un film che mette a tema la nascita del mito di Kong più che la sua sedimentazione nell’immaginario collettivo. L’effetto complessivo è forse maggiormente fantastico rispetto a quello più realistico sperimentato da Jackson nel film precedente.

 

 

Si tratta di due modalità diverse di gestione della narrativa, che però non si presentano sbagliate o alternative. Entrambe, anzi, paiono adattarsi bene alla figura di Kong e a quanto lo spettatore si aspetta da lui. Jordan Vogt-Roberts ha avuto il coraggio di distaccarsi dal modello di Jackson (particolarmente fortunato a livello di incassi) per tornare alle origini della figura che intende raccontare. Il suo scimmione è fantastico, sovraumano e poco biologicamente corretto. Poco importa, perché in questo caso il cinema sembra ripercorrere all’indietro la propria storia e tornare al desiderio di stupire il pubblico in sala. Certo, la reazione sarà ovviamente diversa rispetto a quella provata dagli spettatori anni Trenta, ma a volte fa bene ricordare che l’arte cinematografica è passata alla storia soprattutto per la sua capacità di costruire sogni (e incubi).

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