Il film da vedere nel weekend Ready Player One, Spielberg virtuale
Regia: Steven Spielberg.
Con: Tye Sheridan, Olivia Cooke, Ben Mendelsohn, T.J. Miller, Simon Pegg, Mark Rylance, Hannah John-Kamen, Lena Waithe, Julia Nickson, Kae Alexander.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.
Steven Spielberg è, almeno per una certa generazione di spettatori, il regista simbolo di una Hollywood magnificente e commerciale. Il suo E.T. si è fatto insomma elemento qualificante di cosa voglia dire andare al cinema e sentirsi sorpresi e catturati dalle sue immagini: la fuga in bicicletta diventa allora metafora dell’ingresso in un mondo altro, magico e nel quale è possibile (e quasi richiesto) di smarrirsi. In realtà il percorso registico di Spielberg era iniziato sotto ben altri auspici: Duel (suo esordio alla regia del 1971) era un thriller tesissimo e fortemente sperimentale nello stile, una strada che il regista ha deciso di abbandonare (venendo considerato dagli storici del cinema il grande “traditore” della cosiddetta Nuova Hollywood insieme a George Lucas). Dopo il dramma etico presentato nel recente The Post lo vediamo oggi di nuovo in sala con un’opera completamente diversa, psichedelica e futuristica, segno di uno stile irrequieto e prometeico.
Il labirinto del virtuale. La storia di Ready Player One è ambientata nel futuro prossimo (2045): mentre il mondo è un luogo miserevole e infelice, gli uomini cercano un’altra vita in Oasis, una comunità virtuale immersiva. Il suo creatore, poco prima di morire, rivela la presenza di un livello segreto all’interno del programma: chi riuscirà a completarlo potrà prendere il controllo di Oasis, sogno proibito di ogni giocatore e – ovviamente – anche dei nostri protagonisti.
Il tema della fuga nel virtuale è un tema certamente non nuovo per il cinema più o meno commerciale: sin dagli anni Ottanta, dalla prima diffusione di Internet e delle tecnologie del digitale, si tratta di un topos che è stato esplorato da una varietà di film con toni ovviamente diversi (dall’utopico al distopico). A tal punto che sarebbe legittimo chiedersi che cosa sia rimasto da dire su un insieme di problemi sì vasto ma – appunto – assai battuto. Spielberg, però, non è uno sprovveduto e sa bene quali sono i pericoli (e i vantaggi) di voler affrontare un simile labirinto tematico.
Mondi alternativi credibili. Metamorfico come sempre, capace di trasformarsi anche radicalmente a seconda delle esigenze, lo stile di Spielberg si adatta perfettamente al mondo stroboscopico di questo futuro dove tutto è maceria e al contempo spettacolo. Ciò che stupisce, in questo gigantesco affresco di un mondo proiettato nel domani eppure – a ben guardare – radicatissimo nell’oggi, è la capacità del regista di tratteggiare egregiamente entrambe le dimensioni attorno a cui si snoda questo sogno immaginifico.
Come è necessario fare nei film di questo genere affinché siano credibili (a fronte dell’effettivo contenuto di ciò che raccontano) e i mondi che ritraggono riescano per così dire a “respirare”. Pieni di oggetti, dettagli, contesti anche insignificanti per la narrazione e tuttavia cruciali per la tenuta di quell’universo narrativo e iconico. Un compito arduo, che un regista esperto come Spielberg riesce però a portare a termine in modo egregio, raggiungendo fra l’altro uno dei risultati più soddisfacenti fra tutti quelli che ci ha proposto negli ultimi anni.
Ready Player One è non solo un film godibilissimo e divertente, ma anche (soprattutto) un’opera importante su tematiche chiave del cinema contemporaneo, come la fuga nel mondo digitale e la proliferazione dei sistemi di realtà aumentata. Un testo destinato a diventare chiave anche nell’opera di Spielberg e che non mancherà di far scorrere fiumi di inchiostro anche a critici e teorici.