Il film da vedere nel weekend Shark. Il primo squalo, tensione
Regia: Jon Turteltaub.
Con: Jason Statham, Bingbing Li, Rainn Wilson, Ruby Rose, Winston Chao.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.
I film sugli squali sono da sempre una delle proposte più estive di tutta la stagione cinematografica. Lo si capisce già dall’ambientazione: di solito i poveri bagnanti devono vedersela con pericolosi assassini del mare, mentre le autorità locali cercano (maldestramente) di evitare il disastro: vittime a profusione, sangue e grande tensione sono gli ingredienti di base di un (sotto)genere ormai pienamente codificato e senza dubbio molto commerciale. A tal punto è sfruttabile questa tipologia di film che anche le case produttrici a bassissimo costo, che basano la loro nomea più sulla capacità di sfornare (involontari?) capolavori trash che sulla capacità di realizzare bei film, sembrano ormai da anni essersi specializzati nella produzione di film che hanno come protagonisti squali giganti, meccanici, bi- (o tri-)cefali.
Eppure il genere dei film con gli squali vanta, come si fa, dei natali decisamente illustri. Steven Spielberg, con il suo Lo squalo ha in effetti inventato il filone e lo ha fatto in un modo che all’epoca era decisamente rivoluzionario. A dispetto del titolo, infatti, i veri protagonisti del film sono i cittadini di una località balneare che, in modo molto umano e realistico, devono fare i conti con un pericoloso pescecane. Se Lo squalo era una sorta di critica sociale condita con (relativamente) poche apparizioni della creatura, i film che vi hanno fatto seguito si sono concentrati sempre di più sugli squali stessi, esagerandone grandemente caratteristiche e capacità a scopo puramente spettacolare.
Da questo punto di vista, anche Shark – Il primo squalo, in questi giorni in sala per la regia di John Turtelaub (Il mistero dei templari, L’apprendista stregone), non fa eccezione. Protagonista incontrastato di questo divertente monster movie è infatti Meg (sorta di nomignolo per identificare il Megalodonte, squalo preistorico). Non siamo di fronte, lo si capisce sin da subito, di fronte ad un film che cerca realisticamente di rimettere in scena l’evenienza (assai improbabile) che un vero animale preistorico sia sopravvissuto all’estinzione. In Shark, tutto è enorme ed esagerato: lo squalo è un vero e proprio mostro mitologico che mette l’uomo alle corde con il suo essere del tutto fuori misura.
Il confronto umano/squalo assume i contorni di una sfida epica che non è solo battaglia fra le razze, ma anche fra il passato (atavico, del rapporto cacciatore/preda) e il presente (le tecnologie umane). Senza svelare come finirà questa battaglia per la sopravvivenza, vale la pena di notare come il film sia tecnicamente molto ben realizzato: l’impiego degli effetti speciali è funzionale a rendere credibile la presenza su schermo del Megalodonte ed in questo senso la presenza di un budget adeguato si fa sentire (il principale limite dei film trash citati in precedenza è proprio l’uso di finanziamenti del tutto inadeguati al tipo di film che si vuole realizzare).
Il filone degli squali è, come abbiamo detto, intrinsecamente stagionale e non ha certo le aspettative (e le pretese) di farsi vero e proprio genere, rinnovandosi ciclicamente. Esso lavora piuttosto sull’accrescimento e sull’ibridazione dei suoi elementi con prestiti da altri gruppi di film. Eppure, pur con tutti questi limiti “strutturali”, Shark si presenta come un’ottima proposta estiva e riesce a divertire il pubblico in modo certamente non impegnato, ma nessuno – d’altronde – doveva aspettarsi qualcosa del genere.